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Gianbattista Vico, filosofo napoletano (1668-1744), è noto anche al grande pubblico per aver individuato nei “corsi e ricorsi” la costante della storia umana. Insomma per calare nel particolare questo modo interpretativo delle vicende umane all’interno della grande storia si palesa uno scenario in cui gli eventi si ripetono secondo le medesime modalità, ma con contenuti differenti per via del passare del tempo e del divenire delle condizioni socioeconomiche, politiche e culturali. La premessa che i recenti accadimenti nel Comune di Bari in cui la sinistra ha gridato al “complotto” istituzionale per far sì che l’ente fosse commissariato e che mai era accaduto in Italia che forze politiche e singoli parlamentari abbiano fatto pressioni sul ministro competente di mandare la commissione. Ebbene tutto questo è un film già visto a Sedriano. Anche qui, era il 2013, quando il Comune è stato commissariato, il sindaco Alfredo Celeste mandato a processo e assolto completamente da ogni accusa tanto che la Procura non ha ricorso alla sentenza di primo grado. La prova che nessuno illecito era stato compiuto e che i procedimenti non dovevano esserci. Un’ingiustizia che è costata a Celeste indicibili sofferenze e costi non proprio trascurabili per difendersi. E dulcis in fundo, alle elezioni del 2016, dopo il commissariamento, in municipio si sono insediati i grillini. La sinistra che a Bari strepita contro la destra di aver orchestrato l’avvio del procedimento, a Sedriano, a parti inverse, invece, ha fatto il diavolo in quattro: ha organizzato un corteo per il paese, ha fatto una specie di sit-in sotto la casa di Celeste, ha invocato dimissioni. E come se non bastasse l’allora deputato Vinicio Peluffo (Pd) chiedendo la commissione di accesso agli atti ha di fatto dato il via allo scioglimento del consiglio comunale. Eppoi solleciti al Prefetto per intervenire. E anche l’on. Massimo Garavaglia (Lega) non è stato da meno. Ecco servita la memoria corta di certa area politica. Niente di diverso di quello che è già andato in scena a riprova che i “corsi e i ricorsi” sono le costanti della storia politica italiana.

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