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Lo storico Mario Comincini aveva lanciato l’appello alla vigilia del consiglio comunale alla vicesindaca Annamaria Garofalo a collaborare con il Comune per chiarire l’entità del plagio, ma, stando a quel che è andato in scena nell’ultima seduta consiliare, l’invito è rimasto sullo sfondo. Sì, perché Garofalo, prendendo la parola per fatto personale, ha persistito nella già nota convinzione che non ha danneggiato nessuno, se poi – dal suo punto di vista – si consideri che buona parte delle copie del libro sub judice, pubblicato nel 2012, è rimasta invenduta. Insomma come dire che ci si preoccupa di un danno valutato dal perito in 500 euro a fronte di tante copie che sono ormai fondi di magazzino. Una tesi tirata per i capelli sulla base della pretesa di parificare il valore del plagio ai libri invenduti. Infatti in un caso si tratta di un illecito tanto che è attenzionato da Prefettura e Procura, nell’altro di marketing che non ha funzionato. Le due cose non si tengono, ma tant’è.

Garofalo ha pure affermato che la sua integrità e moralità non sono in discussione e ogni modo non è intenzionata a dimettersi a meno che non siano il sindaco e la maggioranza a revocarle la fiducia. Una chiamata allo spirito di gruppo, che è sempre pronto a salvare un suo membro caduto in una disgrazia. Infine si è augurata che la vicenda si chiuda in modalità extragiudiziale.

Il sindaco Marco Re ha fatto il punto della situazione e riguardo la richiesta dell’opposizione di addebitare alla sua vice il costo del parere pro veritate ha detto che non è possibile in quanto non c’è causazione a meno che non si avvii una vertenza con Garofalo e si arrivi a un esito favorevole. Sull’altra obiezione relativa alla mancata contabilizzazione delle foto ha precisato che trattandosi di immagini risalenti a oltre 20 anni dallo scatto non costituiscono uso improprio e a riguardo ha riferito di un’interlocuzione con l’avvocato Adriano Sponzilli che ha redatto il parere pro veritate.

Il consigliere Alfredo Celeste ha trovato l’intervento di sindaco e un vero e proprio depistaggio della verità, poiché ha spostato la questione dal parere pro veritate in cui è acclarato l’illecito commesso dalla vicesindaca al costo del libro e quant’altro annesso, dimenticandosi che su 25 puntate pubblicate sul sito di Garofalo solo 12 sono state oggetto di verifica. E il resto? Le foto? Qui -ha aggiunto- il punto è che esiste un’illegalità, c’è una controversia fra il Comune e la vicesindaca e la persistenza dell’ infrazione sino al 23 novembre 2022 quando il Prefetto a norma di legge ha chiesto conto della circostanza. Solo allora Garofalo ha rimosso dal suo sito il materiale “proibito”. La contestazione -ha proseguito- non è contro la persona, ma volta a riaffermare il principio di legalità che è stato violato come lo stesso parere dell’avvocato dimostra in maniera incontrovertibilmente.

Valentina Ceccarelli, pur astenendosi al momento del voto, ha ha sottolineato che “i fini non giustificano i mezzi” e che pagare le spese legali sarebbe stato un atto per così dire di buona volontà dal momento che l’indebito è stato accertato. Poi la pubblicazione della “Storia sedrianese” sui social durante la campagna elettorale non è stata, a suo giudizio, un’operazione neutra.

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