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Il 9 febbraio scorso a Busto è stato inaugurato il primo blocco di orti urbani. All’evento sono intervenuti esponenti di Sinistra di Sedriano che sono rimasti impressionati dal costo (7-8.000 euro ciascuno) a fronte dei 140.000 euro + 35.000 per il pozzo impegnati a Sedriano e dalla mancanza di recinzioni e di altri accessori. Insomma, secondo SdS, una bella differenza. E ne dà conto in questa nota che ricevo e pubblico. L’una improntata alla semplicità, all’economicità, alla condivisione, alla socialità. L’altra (orti di Sedriano), opposta, dispendiosa (140.000 euro + 35.000 euro per il pozzo artesiano), rigida e invalicabile divisione in lotti. Mentalità agli antipodi. Inclusiva e condivisa attività la prima. Rigida ed intenzionale separazione fra gli ortisti quella sedrianese. La “bustocca” si inserisce senza difficoltà nel tessuto urbano, quella di Sedriano è assai simile ad un campo di concentramento.


Una recinzione preliminare alta 1,80 metri che delimitante l’intera area, nell’attesa, auspicata, di una ulteriore moltiplicazione dei lotti (ora solo 52) e quindi del consenso orticolo; poi quella perimetrale degli orti veri e propri e per finire altra recinzione fra i singoli lotti. Insomma un’unica trincea dove melanzane e pomodori si guardano perennemente in cagnesco. Noi ribadiamo, per quanto inascoltati, che gli orti si potevano fare altrove, in modo completamente diverso e spendendo infinitamente meno. Ma è una semplice opinione. Mentre è un fatto che quelli “edificati” in via Treves riflettono la mentalità arcaica “dei fili spinati” e “padroni” – temporanei- a casa del proprio orto, e rappresentano certamente un modello da non imitare, per quanto deluxe. Ma siamo consapevoli che sono parole al vento, anzi ai cavoli, alle verze, alle zucchine…

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