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La riorganizzazione della macchina amministrativa era primo punto del suo programma elettorale, ma come tutti i sogni è morto all’alba senza nepppure il tempo di far maturare qualche rimpianto. 
Sì, le liste civiche “Voi con noi” e “In volo” con candidato sindaco Enrico Montani si riproponevano di intervenire sull’apparato comunale per eliminare incrostazioni, introdurre efficienza, efficacia e solerzia nell’operato e soprattutto messo nelle condizioni di rispondere velocemente alle esigenze della comunità e non di continuare a crogialarsi nell’autoreferenzialità e negli interessi per così dire di corporazione. Non a caso avevano preteso e ottenuto che la loro rappresentate in giunta Silvia Bona avesse la delega per la riorganizzazione dell’apparato burocratico-amministrativo. Ma è bastato poco per accorgersi che le belle intenzioni non sono sufficienti neppure per fare un minimo tentativo di cambiamento. E così quello che era una giusta e legittima necessità è stato stroncato come se fosse un velleitairo desiderio. Infatti il primo atto che il sindaco Giancarlo Lonati ha compiuto è stato quello di confermare i capisettore non solo per l’anno corrente, ma addirittura anche per il 2014. La motivazione? Non c’erano altre alternative praticabili con l’organico a disposizione. Il punto, però, non era sostituire una figura con un’altra, ma trovare modalità per far girare al massimo la macchina amministrativa. In ogni caso, se non è stata una sconfessione è sicuramente una scelta che non lascia spazio a un’ipotetica riflessione sulla razionalizzazione della macchina amministrativa. Quel che peggio che quando in giunta si è discusso di rinnovare l’incarico agli apicali, l’assessora Bona non risulta che abbia avuto niente da ridire, forse perché non aveva ben capito che la decisione avrebbe calato il de profundis sul progetto di riorganizzazione degli apparati comunali e reso del tutto inutile e superflua la delega che le era stata assegnata. Una bruciante sconfitta che solo a posteriore Bona ha messo a fuoco. Lo scotto dell’inesperienza, che aldilà del fatto personale, è valso  già a mettere definitivamente in soffitta il proposito di ripensare il funzionamento della burocrazia, che costa parecchio all’erario. Secondo un calcolo ognuno dei sei capisettore guadagna circa 2.300 euro netti al mese. Il problema non è certamente l’entità dello stipendio, ma il numero, l’efficienza e il perseguimento del bene pubblico che non coincide con la difesa delle posizioni corporative. Intanto Bona, stando a indiscrezioni che circolano negli ambienti politico-amministrativi, sarebbe tentata a gettare la spugna a fine anno, rendendosi conto che l’obiettivo principale del suo ingresso nell’esecutivo è venuto meno prima ancora di incominciare. Una brutta frustrazione per una debuttante nell’agone amministrativo, ma questo blog non ha mai avuto dubbi che non era certo un assessore alle prime armi che sarebbe riuscito a cambiato la burocrazia. In Italia -è bene ricordarlo- è cambiato tutto, tranne la burocrazia. Una ragione ci sarà se si perpetua sotto qualsiasi governo e colore politico…

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