La riflessione di questa settimana di don Danilo Dorini si è concentrata sulla scia delle scommesse clandestine che hanno coinvolto il mondo del calcio sulla ludopatia.
Le vicende calcistiche legate alle scommesse da parte di alcuni noti giocatori venute alla luce in queste settimane impongono delle riflessioni che riguardano noi tutti. I dati dicono che in Italia circa 800mila persone sono malate di gioco e quasi due milioni sono a rischio di perdere la salute psichica e quella economica delle proprie famiglie. Da tempo si vuol far credere che la sostanza nel tempo risieda nel successo e nell’apparenza, nella quantità di esperienze gratificanti e che per raggiungere questo fine sia doveroso e inevitabile tentare la sorte e giocarsi le proprie entrate (pensione o stipendio, in parte o in toto). Che dire?
- Le responsabilità dello Stato: già Einaudi un secolo fa denunciava come immorale e iniquo il ‘lotto di Stato’ ma rimase una voce inascoltata. Permettere, organizzare, pubblicizzare lotterie e giochi a premio è diseducativo perché illudendo di arricchire in fretta e con poco impegno ninduce a dissipare il proprio denaro e disabitua ad un uso oculato del denaro stesso. Per tale ragione, in vita mia, non ho mai giocato una schedina al totocalcio e tanto meno comperato un biglietto della lotteria di Capodanno, anzi mi indignano certe vincite milionarie la sera della ‘befana’.
- Calciatori e denaro: da anni non seguo più il calcio, se non il minimo indispensabile per dovere professionale ossia da quando i soldi contano più di tutto e giustificano ogni scelta. La meschina vicenda dell’ultimo tecnico della Nazionale conferma la validità della mia scelta. Non solo: può un ragazzo/adolescente di 20/21 anni reggere il peso di milioni di Euro? È in grado di gestirli? Il giocatore juventino si è giocato un milione di Euro nelle scommesse clandestine. Domanda: sa che tanti altri suoi coetanei fanno i camerieri il sabato sera per mantenersi per gli studi universitari? E che famiglie intere quella cifra non la vedranno mai in tutta la loro vita? Con onestà: chieda scusa e curi la sua ludopatia, poi… scenda in campo. Nel frattempo lo ricordiamo al Signore nella preghiera perché lo sostenga e lo aiuti a recuperare il valore e la priorità delle cose della vita.
- Macchinette nei bar. Non sono mai stato un uomo da bar e non li ho mai frequentati, eccezion fatta per quello dell’oratorio. Qui ho preso l’abitudine di visitarli con il pretesto di un caffè. A vari gestori ho fatto i complimenti perché non ho visto una macchinetta ‘mangiasoldi’, in altri bar, purtroppo, c’è sempre qualcuno che gioca. Proposta: suggerire ai proprietari dei bar in questione di eliminarle, per il bene dei giocatori e delle loro famiglie, ma pure della qualità del locale. La vita non procede a colpi di fortuna e non consiste di numeri del lotto. Un Rosario invece di quanti soldi farebbe risparmiare. Peccato che i ‘giocatori’ non lo capiscano.