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Gianfranco Brusasca

Il poeta cornaredese Gianfranco Brusasca ha voluto scrivere una lettera aperta di pubblica condivisione a monsignor Fabio Turba, che presto lascerà la comunità per trasferirsi altrove.

(“Abstract tratto dalla comunicazione di Mons. Fabio Turba pubblicata venerdì 22 luglio 2022 da “Stataleforum”).  “Quando il 9 novembre 2008 feci il mio ingresso come

Don Fabio Turba

parroco di Cornaredo iniziai con una processione partendo dalla chiesa di Sant’Apollinare, dirigendomi alla Chiesa parrocchiale. Rimasi stupito della Chiesa di Sant’Apollinare per la bellezza degli affreschi da poco restaurati, ma anche perplesso per quella grotta… Tutelare l’arte per una comunità cristiana non vuol dire solo preservare l’identità e la memoria storica del nostro paese, ma in questo caso, come per il restauro della Chiesa di Cascina Croce e dell’Organo Aletti, pure cofinanziati dalla Regione, può dar vita alla promozione di un modello virtuoso di gestione, tutela e valorizzazione di un unico grande valore, di cui oggi dobbiamo essere orgogliosi portavoce: la bellezza, appunto!

Carissimo monsignore, don Fabio Turba, grande è stato il Tuo contributo per imprimere continuità sostanziale ed efficace al miglioramento spirituale della comunità di Cornaredo, di cui la mia persona con tutta la sua famiglia fa parte, felice ed orgogliosa di appartenervi (in modo particolare, grandemente ed orgogliosamente da Carla, la mia consorte, che ora è Lassù fra gli Angeli). Così, in questi momenti di prossimo imminente commiato Tuo dalla nostra Comunità mi ha fatto immenso piacere averti letto riandare ai grandi sforzi Tuoi per continuare tenacemente a migliorarla, questa Comunità, qualitativamente e spiritualmente nella cristianità, ancorché evangelica. Partendo da queste Tue riflessioni sulla bellezza (ved.Abstract di cui sopra!), non può non venirmi fortissimamente in mente l’omaggio, riconoscente ed appassionato, fatto dalla Comunità cornaredese, con l’ausilio patrocinatore, continuo e convinto della Tua persona, per l’Organo a Canne Aletti 1870 Restaurato. Quell’evento, che ci fa immensamente piacere rimembrare qui, in questa occasione, che ha attestato per la prima volta (nunc primum) in Italia, nella Regione Lombardia ed in Ogni Dove, il concepimento di una nuova ed originale “Ave ò Maria” (“Canzone da Concerto per Organo e Mezzo Soprano “) dedicata all’Organo a Canne “Aletti 1870 Restaurato” per celebrare il “Primo Anniversario” della sua “nuova vita” dopo più di 50 anni di “velato silenzio”. Un Evento con una versione cantata (unica nel suo genere in Lombardia) dell’ “Ave o Maria” in Lengua lombardo-ambrosiana . Cosi è stato che, all’inizio dell’anno 2017, l’incontro culturale tra due persone di Cornaredo – di cui chi scrive questo articolato (poeta, scrittore e giornalista) e Franca Cozzi (fattiva operatrice della Comunità Pastorale dei Santi Apostoli) – hanno dato origine alla volontà di ideare un nuovo, originale ed inedito Testo letterario-poetico correntemente parlato e scritto in lingua madre milanese moderna per opera del poeta. Un testo culturale-religioso nonché poetico-lirico divenuto musicale per opera di Daniele Gambini, pianista e compositore per Pianoforte ed Organo, eseguito dal Maestro d’Organo Concertista, Andrea Ogliari e cantato mirabilmente dal Mezzo Soprano, Caterina Tartaglione. Cosi, l’Evento, come è utile ricordare ai Lettori di questo Blog, fu tenuto Venerdì 8 Dicembre 2017 adornando la Messa Solenne delle ore 11,30 nella Chiesa Parrocchiale Santi Giacomo e Filippo in Cornaredo (MI), Piazza Libertà. La Messa Solenne (sempre per ricordare ancora ai Lettori di questo Blog) fu officiata dalla Tua esimia persona in qualità di Parroco autorevole della Comunità cristiana cattolica dei Santi Apostoli della Città di Cornaredo con San Pietro all’Olmo (Città Metropolitana di Milano). Ciò che voglio dire, in sostanza e con forza d’animo, è di una bellezza autentica voluta e convissuta insieme a Te con grande compartecipazione di fedeli, carissimo monsignore, nel nome di Maria, capace di scorrere con il giusto tono nella operosità di pensieri e di fattività e non invece rifarsi meramente ad una bellezza vischiosa, ancorché inerte, solo capace di permettere che variabili di vita artefatte, senza direzione e senso compiuto, possano sovrapporsi ed opporre resistenze assurde ad un riordino di pensieri e di volontà per un cambiamento di qualità della vita culturale, sociale e civile di relazione. Il futuro ci viene incontro con il tempo che passa inesorabilmente, complice l’orologio che corre sempre più velocemente e così, similmente mi viene spontaneo di concludere che:

 

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