Indro Montanelli sosteneva che in Italia tutto quello che sulla carta è buono si trasforma in breve tempo nel suo giusto contrario nella traduzione pratica. E aveva perfettamente ragione. Infatti la legge Bassanini (1993) che separava la funzione di gestione amministrativa (propria dei dirigenti) da quella di indirizzo politico-amministrativa (spettante agli organi di governo) sembrava allora una svolta epocale, una rivoluzione che avrebbe semplificato e migliorato la pubblica amministrazione. Un entusiasmo che non ha rispettato le aspettative quando dalla teoria si è passati alla prassi. Sì, perché con tempo il potere degli apparati burocratici, espressione della razionalità tecnica, è diventato strapotere e la politica sempre più messa all’angolo e progressivamente esautorata dalla burocrazia con l’enorme vantaggio da non dover rispondere agli elettori delle sue inadeguatezze, lentezze, mancanza di lungimiranza. Quello che oggi è lapalissiano, ma si finge di non vedere.
Un esempio emblematico di questa drammatica criticità è andato in scena sabato scorso quando al centro polifuzionale Martin L. King si è svolta la “Festa del sole”, organizzata da un gruppo neofascista, senza che l’amministrazione comunale sapesse nulla. Infatti, stando alla puntualizzazione del sindaco Linda Colombo, la concessione dello spazio è stata gestita dagli uffici, come da prassi, senza che gli amministratori sapessero nulla. Il risultato è che l’Anpi ha contestato fortemente la scelta e il sindaco si è giustificato dicendo che la pratica era stata gestita dagli uffici a insaputa degli amministratori. L’ammissione indiretta che i veri governanti non sono gli amministratori, che gli elettori hanno scelto recandosi alle urne, ma i potenti apparati comunali. La prova per un altro verso, semmai fosse necessario, che gli uffici si preoccupano solo che le cose formalmente siano corrette e non già delle ragioni di opportunità o meno che fanno la differenza. Ma anche la conferma che la politica diventando ancella passiva della burocrazia, che per contro rimane sempre uguale a se stessa, è divenuta così impotente da non riuscire a dare neppure gli indirizzi per orientare gli apparati. Se non fosse così non si spiegherebbe come mai con il cambio di colore politico non migliora la gestione degli enti locali e la gente è sempre scontenta e arrabbiata. I cittadini non lo sanno e se la prendono con i malcapitati amministratori di turno, accusati di non pensare al bene della collettività, ma a soddisfare il loro narcisismo. Ci può essere anche quest’ultima componente e quando c’è veramente concorre a fare ancor più da parafulmine alla burocrazia inefficiente, svogliata e improduttiva.