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Non entra nel merito il processo a carico dell’ex sindaco Alfredo Celeste, nonostante il grande clamore mediatico-giudiziario che si era scatenato quando era finito nell’occhio del ciclone. L’udienza, che si è tenuta oggi davanti alla Corte d’Assise, ha visto in apertura del dibattito il presidente del collegio giudicante sollevare motu proprio il conflitto di competenza. Da qui l’ordinanza, dopo che l’organo si era ritirato in camera di consiglio per decidere il da farsi, di rimettere alla Cassazione il quesito. I giudici, riconoscendo che il reato (corruzione semplice) per il quale è chiamato a rispondere Celeste (ma anche Marco Scalambra e l’ex assessore regionale Domenico Zambetti) non è di pertinenza della Corte d’Assise bensì del Tribunale d’ordinario, hanno demandato alla Suprema corte il compito di dirimere la questione. Il tutto per via del fatto che alcuni imputati dello stesso filone processuale (Eugenio Costantino e altri 4) sono accusati di estorsione e sequestro, reati giudicabili in Corte d’Assise. Certo è che la tesi del Pm del procedimento che riteneva che tutti gli imputati fossero giudicabili dalla Corte d’Assise non è stata accolta. E così toccherà alla Cassazione stabilire se il processo debba essere diviso in due tronconi, oppure restare unito e svolgersi in Corte d’Assise. In ogni caso passeranno 2-3 mesi prima che arrivi il pronunciamento. Ma la Corte d’Assise per non allungare oltremisura i tempi del processo ha ritenuto opportuno definire il calendario delle udienze. Il primo appuntamento l’ha fissato per il 10 luglio, ma è probabile che il quesito non arrivi per quella data e l’udienza abbia carattere interlocutorio. E per evitare che slitti sine die ha indicato nel 16 e 17 settembre le successive udienze per poi proseguire sino alla conclusione del processo con udienze bisettimanali. Nell’eventualità che la Cassazione ordini di celebrare separatamente i processi allora per le imputazioni riguardanti Celeste (e anche Scalambra e Zambetti) si ripartirà daccapo. I faldoni saranno rimandati al Gip per avviare ex novo l’iter che potrebbe però essere impugnato con ulteriori dilazioni di tempo. Insomma quello che doveva essere un processo importante, dopo quasi un anno dal rinvio a giudizio, non è neppure incominciato e al momento non si sa neppure se debba essere la Corte d’Assisi o il Tribunale ordinario a celebrare il processo.

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