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Susanna Cislaghi

Bullismo e cyberbullismo sono in crescita dentro e fuori la scuola. Fenomeni che, forse, sottovalutati al loro primo apparire, rischiano oggi di sfuggire di mano e divenire una grave piaga sociale. Stataleforum pubblica questo contributo della professoressa sedrianese Susanna Cislaghi, referente per bullismo e cyberbullismo nell’istituto Allende-Custodi di Milano, che è impegnata sul campo su questi temi. Offese, insulti, discriminazioni di genere, apprezzamenti volgari sull’aspetto fisico, ma ripetuti, ossessionanti, vere e proprie molestie, stalking e umiliazioni: questo è bullismo. Episodi non casuali, che si trasformano in vere e proprie persecuzioni perpretate da uno e un altro ancora, da un gruppo di 10, 100, 1000 persecutori. La vittima alla fine soccombe: cambia scuola, cambia ambiente, si chiude in casa, non accende più il cellulare pensa al suicidio e qualche volta ci riesce. E’ il caso del ragazzino insultato perché “portava i pantaloni rosa”; del ragazzo con qualche chilo di troppo.

E’ il caso della ragazza di Torino, la tredicenne che il 5 gennaio del 2013 si butta dalla finestra dopo che le sue foto di lei a una festa circolavano in rete, tra insulti e parole per umiliarla. Questa ragazza era Carolina Picchio, il cui nome viene associato alla legge varata nel 2017 (L.71/17) dal nostro Parlamento. Questa legge istituisce l’apposito reato di bullismo che punisce penalmente l’autore. Ma dal quel momento le cose non sono cambiate, le violenze via social e gli atti di persecuzione soprattutto a scuola sono aumentati in misura esponenziale. E per dirla con il filosofo Hegel, un fenomeno sociale che aumenta a dismisura genera un cambiamento qualitativo radicale con conseguenti effetti negativi incontrollabili. Certo il fenomeno bullismo e cyberbullismo (in rete e sui social) è in aumento, tanto da diventare incontrollabile. Docenti e genitori non riescono a porvi freno e, con la Dad (didattica a distanza) dove gli i ragazzi sono connessi numerose ore al giorno gli episodi di cyberbullismo sono sempre più frequenti. Il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione, nell’ultima Legge di bilancio 3 milioni di euro per la formazione dei docenti contro bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. Ogni scuola deve dare l’incarico a un docente referente per bullismo e cyberbullismo, che avrà lo scopo di interfacciarsi con docenti e studenti per porre in atto iniziative per far conoscere e per contrastare il fenomeno. Aggiungo la conoscenza per poter prima individuare e poi contrastare il problema. Non dimentichiamoci che siamo di fronte ad adolescenti che commettono reati (o similari) contro altri adolescenti e talvolta (anche se sembra strano) le due figure di vittima e carnefice si confondono. Il ragazzino bullo è cattivo? Certo commette brutte azioni – sostengo- e le istituzioni scolastiche, dirigenti, docenti e genitori, devono agire con fermezza per fare in modo che il bullo (o il gruppo dei bulli) la finisca di fare del male. Ma per fare questo e per aiutare le vittime ci vuole anche solidarietà, l’agire insieme, la consapevolezza. Insomma bisogna prestare attenzione ai propri ragazzi e denunciare subito se ci trova di fronte al dubbio di avere il figlio vittima o bullo. I genitori devono anche sapere che è possibile farsi aiutare, che i propri figli possono essere aiutati. Rivolgersi alle forze dell’ordine non è poco dignitoso, non è debolezza. Esistono molte associazioni, volontari che aiutano i giovani e le famiglie. Il giorno 9 febbraio è dedicato a Internet Safer day, giornata alla quale parteciperanno i ragazzi della scuola media e i giovani fino a 16 anni, collegati con i loro professori. In mattinata un intervento della Polizia postale e delle telecomunicazioni che ha spiegato ai ragazzi i pericoli nascosti dietro la Rete. Questo insieme a # cuoriconnessi.

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