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Yuri Santagostino

L’amministrazione comunale del bene confiscato in via Vanzago si era ripromessa di recuperarlo per destinarlo ad attività diverse. Ma il contributo, nonostante che tutte le tessere del progetto siano incastrate, non è disponibile. Un assurdo pasticcio, ma tant’è. E il sindaco Yuri Santagostino  in questa nota che pubblico dà conto della paradossale vicenda.  Nel 2016 l’amministrazione comunale ha deciso di manifestare il proprio interesse per la gestione del bene confiscato di via Vanzago (un ex mobilificio) e ne ha ottenuto l’assegnazione da parte dell’Agenzia Nazione dei Beni Confiscati. La struttura era abbandonata da molti anni, quando ne siamo entrati in possesso abbiamo effettuato una pulizia di tutta la struttura che nel frattempo ha subito alcuni atti di vandalismo. A metà del 2017 abbiamo partecipato al Bando Bellezza che aveva l’obiettivo di recuperare luoghi della cultura o spazi pubblici abbandonati. Abbiamo presentato una stima dei possibili costi per il recupero che ammontava a 1,2 milioni di euro.

Con grande orgoglio e un po’ di stupore siamo stati assegnatari dell’intero contributo. Da quel momento abbiamo avviato una importante collaborazione con Fondazione Politecnico per definire nello specifico sia le destinazioni dell’edificio, coinvolgendo le associazioni del nostro Comune, sia il progetto esecutivo ma anche con Libera, perché anche i ragazzi delle nostre scuole facessero parte di questo “percorso di legalità” con progetti ed esperienze utili alla loro crescita. Questo percorso ci ha portato a chiarirci le idee sulla destinazione dell’edificio immaginando una attività commerciale al piano terra, spazi per le associazioni al primo piano e spazi per housing sociale al secondo. In questi anni il Ministero dei Beni culturali ci ha chiesto per due volte della documentazione che abbiamo sempre prodotto in maniera puntuale fino al progetto esecutivo ed abbiamo visto confermato il contributo in entrambe le fasi. Ci è stata chiesta anche la certificazione di bene culturale dell’edificio, ma evidentemente questa certificazione non c’è dal momento che il bene è un ex mobilificio. Il bando iniziale però, come scritto più sopra, era molto generico e non ha mai previsto questo vincolo. Abbiamo chiesto a moltissimi funzionari spiegazioni e aggiornamenti, cercato e trovato il prezioso supporto dell’Agenzia dei Beni Confiscati, ma ad oggi nessuno dei circa 200 progetti sparsi in tutta Italia previsti dal Bando Bellezza è stato ancora finanziato (dal 2017!). Purtroppo questa storia non ha ancora un lieto fine. Non solo per la burocrazia che a volte funziona come delle vere e proprie sabbie mobili, ma per un altro problema atavico del nostro Paese, che a raccontarlo sembra una invenzione: è incredibilmente difficile spendere le risorse che già ci sono e sono disponibili come nel nostro caso. Noi non demordiamo, consapevoli che la partita più difficile comincerà dopo la conclusione dei lavori, e proseguiamo nelle nostre richieste per avere aggiornamenti sui contributi previsti dal Bando Bellezza, ma contemporaneamente, grazie al supporto dell’Agenzia dei beni confiscati, stiamo cercando nuovi filoni di finanziamento perché quel bene vogliamo recuperarlo davvero e vogliamo diventi simbolo di una cultura legalità diffusa sul territorio.

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