No, al declassamento del reparto di terapia intensiva neonatale (Tin) dell’ospedale di Rho. Il consiglio comunale nella seduta di giovedì scorso ha approvato quasi all’unanimità la mozione per chiedere alla Regione e all’assessore alla sanità Giulio Gallera la sospensione della delibera che istituisce il declassamento della Tin a terapia sub-intensiva. Con la mozione si è inteso chiedere il mantenimento nell’ospedale di Rho del servizio di terapia intensiva neonatale senza alcun depotenziamento e la possibilità di continuare con tutte le manovre intensive fino ad ora in atto, nonché a non prendere decisioni sino a quando per l’ambito di Città Metropolitana non sarà chiaro il ridisegno della Rete materno infantile milanese. Si è astenuta la Lega. Soddisfatto il sindaco Yuri Santagostino, anche se non gli è piaciuto il comportamento della Lega, che astenendosi ha finire per contraddire la sua recente esultanza per aver salvato lo stesso reparto.
Ma, al di là delle logiche politiche, secondo il primo cittadino il declassamento dalla Tin sarebbe un danno per il nostro territorio, molte donne potrebbero decidere di partorire altrove, con il rischio di ripercussioni future anche su altri reparti, e molti medici potrebbero scegliere percorsi lavorativi in altri ospedali. Perché questa scelta? “Ovviamente -spiega Santagostino– per ridurre i costi, sulla base del Decreto ministeriale 70/2015. Chi giustamente rivendica autonomia però non può subire supinamente le scelte dello Stato centrale e riorganizzare un sistema tagliando servizi sui territori. La Tin di Rho è l’unico reparto di questo tipo presente in città metropolitana fuori dai confini di Milano. Il declassamento a terapia sub-intensiva neonatale avrebbe ripercussioni negative con il rischio di una chiusura lenta del reparto: cure che oggi vengono effettuate ai neonati sotto il chilo e mezzo di peso, la ventilazione con intubazione dei bambini di qualsiasi età e peso, il trattamento dei neonati in ipotermia, e altro, non potrebbero più essere fatte pur avendone professionalità ed apparecchiature. Con il declassamento -continua Santagostino– anche le mamme con patologie della gravidanza prima della 32esima settimana non potranno essere curate a Rho ed anche in caso di parto d’urgenza, le mamme resterebbero a Rho, mentre i neonati trasferiti nei centri con TIN, con i rischi connessi al trasporto, lontano dalle proprie mamme e con il disagio per le famiglie degli spostamenti per seguire le cure dei piccoli. In queste settimana ho ricevuto e letto molti apprezzamenti relativamente alla TIN (anche qualche critica, è giusto dirlo) e ascoltato la preoccupazione di alcuni dipendenti dell’ospedale in merito alle ripercussioni che questa decisione può avere su diversi reparti dell’ospedale. Con il declassamento -conclude Santagostino– vi sarebbero conseguenze anche per il reparto di ostetricia e ginecologia, che da sempre segue anche le gravidanze patologiche con rischio di nascita prematura e vedrebbe per effetto del dirottamento di tali casistiche verso centri con Tin, con la nuova riorganizzazione per il nostro territorio il riferimento sarebbe Monza; inoltre molte altre donne potrebbero decidere, prudenzialmente, di partorire in altre strutture dotate di Tin”.