Gianfranco Brusasca |
Ricevo e pubblico questo intervento del poeta cornaredese Gianfranco Brusasca, che con l’aggiunta di una poesia esprime l’indignazione dolente per l’attentato in suolo iracheno in cui sono stati coinvolti militari italiani, che erano lì per preservare la pace. I poeti non possono tacere. La poesia non è evasione dal mondo! La poesia è sinonimo di nascita e di continua rigenerazione, in profondità di sentimenti e originalità di pensieri tesi a disvelare i limiti dell’uomo. Si, perché lei, la poesia, ci permette di rompere quell’incanto perverso e diabolico che tiene prigioniere le cose, portarle sino a noi ed impedire che esse cadano per sempre nel nulla dell’oblio. In un mondo che vive momenti così difficili continuano a succedere cose terribili che ci costringono a fermarci un attimo e a interrogare la nostra coscienza per conferire nuovo impulso ai nostri sentimenti per riconoscere ciò che conta per apprezzare ciò che vale. Così, la poesia con la musica e le arti tutte, comprese grandemente quelle pittoriche, sorelle nell’arte che portiamo da sempre dentro di noi, contano perché valgono, restando, da sempre, le massime e più nobili espressioni di libertà, capaci sempre di scuotere le coscienze e animare i sentimenti più profondi e definitivi capaci di rigenerarci non per raccontare la realtà, ma per interpretarla.
Affinché le sofferenze angoscianti, i patimenti ed i dolori fisici abbiano un senso e che la morte non sia definitiva. “Al poeta deve stare a cuore il mondo perché politica e battaglie civili sono letteratura”. Questo, un pensiero di un grande della poesia universale quale è stato Dante Alighieri. Vi chiederete del perché della scelta di questo pensiero dantesco. Perché pensiamo che la letteratura sia un modo di dire noi, uscendo dall’io, per riconquistare il senso di appartenenza ad una comunità, per sconfiggere la frustrazione della rassegnazione apatica, continua ed inconcludente. D’altra parte, i momenti di malinconia e di sofferenza interiore che stiamo ancora vivendo non debbono essere vissuti, giocoforza, in modo deprimente e autodistruttivo. Noi pensiamo, invece, che la malinconia e la sofferenza, vissute come stato passeggero di indefinita tristezza, possano costituire una risorsa capace di rilanciare le nostre forze più sublimi e creative ed essere utilizzata, quindi, per muovere il nostro spirito a riflettere, per ricaricarci di un’energia consolatoria e quindi rigeneratrice e salvifica. Cosi, oggi, 11 novembre 2019, voglio offrire un esempio poetico, ispirato dalla Musa della Malinconia ed della Sofferenza, dove i versi, sicuramente forti e crudi, si propongono come forza morale di civiltà e di riscatto, per una liberazione dai soprusi. Soprusi che in questi momenti, particolarmente incisivi, vengono ancora e sempre perpetrati, drammaticamente, sul suolo iracheno… e non solo…!
Gianfranco Brusasca
Ci sono giorni dopo giorni
L’OFFESA E’ GRANDE NEL GIARDINO DELLA PACE
La Luna s’indigna
nella polvere.
Ci sono ombre di morte
nelle stanze chiuse
senza finestre.
Ci sono fili d’odio
lungo i deserti bellicosi
senza fiori.
Ci sono giorni dopo giorni
di parole maledette
dal morso dei sepolti.
Ci sono tombe senza nomi
che s’alzano al battere
delle foglie d’Autunno.
Ci sono voci stroncate,
arse dai sogni folli
di sirene impazzite.
Sempre ci sono eroi!
Non si vedono
madri che allattano
sulle sabbie annerite.
Non ci sono più silenzi
che ascoltano
il grido irripetibile
delle mie
profondissime vene.
Ci sono solo croci
di pietra
capovolte, calpestate,
e ponti d’ossa inceneriti.
Ancora ci sono eroi,
cuori dolenti e feriti
lontani e angeli abbandonati
tra formiche
imprigionate impazzite
e becchini mascherati
e mani … e ancora mani
mani bianche
tra i gnomi impalliditi
nel crepitio di un dolore.
Non sento più le mie mani!
Dove sono le tue mani?
Affinché l’anima
non muoia
con le fronti
che piegano al suolo.