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Linda Colombo
Diversi sindaci nei giorni scorsi hanno promosso una sorta di diserzione civica per invitare i primi cittadini di altre città ad aderire all’iniziativa di non applicare il decreto sicurezza. Il sindaco Linda Colombo aderendo all’iniziativa della Lega a livello provinciale ha preso penna e carta e ha inviato una lettera al presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) sul decreto sicurezza del Ministro Salvini con particolare riferimento al tema dell’immigrazione. Ecco la lettera che ha inviato al presidente dell’Anci.
L’Anci è l’associazione che, da decenni, rappresenta tutti i comuni al di là delle ideologie e degli orientamenti politici dei singoli governi municipali. La forza e la credibilità dell’Anci, negli anni, sono dipese proprio dalla capacita di formulare indirizzi che risultassero rappresentativi di tutti comuni associati. Soprattutto per questo, l’associazione si è resa protagonista, sin dalla sua fondazione, di una continua ricerca di sintesi e di mediazioni tra posizioni eventualmente divergenti. I sottoscritti avvertono che, negli ultimi tempi, questa sensibilità rischia di indebolirsi in riferimento al dibattito che si è aperto nel Paese sulla questione dell’accoglienza e segnatamente in riferimento al decreto sicurezza di recente approvazione.
Ciò anche alla luce di alcune prese di posizione che recentemente hanno visto protagonisti alcuni sindaci che hanno invitato alla disapplicazione del decreto sicurezza ritenuto “criminogeno e disumano”.
Premesso prioritariamente che i sindaci devono sempre e comunque rispettare le leggi, pena una grave delegittimazione delle Istituzioni che rappresentano, apprendiamo che proprio sulla scorta di queste esternazioni, tu hai ritenuto di proporre un tavolo di confronto per apportare “i necessari correttivi che così com’è non tutela i diritti delle persone.” Nella tua dichiarazione fai riferimento alla posizione assunta all’unanimità dalla commissione immigrazione dell’Anci ma non può sfuggirti che, vista la delicatezza della materia, la posizione ufficiale dell’Anci deve necessariamente scaturire da un confronto che coinvolga  i massimi organismi dell’associazione a partire dal direttivo e dal consiglio nazionale. Per quanto ci riguarda i sottoscritti sindaci sono convinti che il decreto sicurezza contenga norme principi giusti e condivisibili. La gestione dell’immigrazione in questi ultimi anni ha aumentato il senso di insicurezza e il disagio sociale dei cittadini. La cancellazione dei flussi programmati e l’equiparazione tout court tra rifugiati e migranti economici ha prodotto conseguenze che era doveroso contrastare agendo alla radice di quella equiparazione.
Sulle città, sulle prefetture e sulle comunità locali, infatti, si sono scaricati i costi gestionali, sociali e di sicurezza derivanti dal fenomeno con scelte dissennate e illogiche. Lo stesso SPRAR che nasce per favorire l’integrazione di quanti (rifugiati, minori e titolare di permesso di soggiorno) avevano già ottenuto il riconoscimento del diritto di permanere in Italia ha subìto una torsione. Dal 2015 lo SPRAR – con l’estensione massiva del cd. “ permesso umanitario” – é diventato uno strumento per favorire l’accoglienza dei richiedenti asilo e non già l’integrazione dei regolarizzati. Il decreto sicurezza del ministro Salvini chiude definitivamente questa stagione cambiando completamente l’approccio alla gestione del problema.
In Italia d’ora in avanti si accoglie solo ed esclusivamente chi ha diritto e chi rispetta le regole, senza aprire le porte indiscriminatamente, così come avviene negli altri paesi europei che peraltro ci hanno completamente lasciati soli nella gestione del fenomeno.
Anche alla luce di queste nostre convinzioni, chiediamo che Anci non dia la sensazione di aderire tout court alle tesi del “partito dell’accoglienza” e che si faccia carico anche della sensibilità di tantissimi sindaci di città piccole, medie e grandi che guardano al decreto sicurezza come a un necessario, e da tempo auspicato, strumento normativo che ha favorito un cambio di paradigma rispetto alla questione dell’accoglienza.
Chiediamo pertanto a te, caro presidente, di farti garante affinché l’associazione su queste ed altre questioni cruciali non venga usata strumentalmente per sostenere le posizioni politiche di una parte del Paese. Certi del tuo impegno in tal senso ti invitiamo a convocare i massimi organismi dell’associazione per avviare un confronto sul tema del decreto sicurezza che elimini alla radice il rischio di una grave lesione dei principi che stanno alla base dell’azione dell’Anci. Un’associazione che sia della sua costituzione ha inteso perseguire gli interessi generali fissati dall’assemblea dei soci e dagli altri organismi associativi e non interessi politici di parte.
Certi che il nostro invito venga da te raccolto nell’interesse superiore della casa comune dei municipi italiani ti porgiamo distinti saluti.

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