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La parola fine sulla travagliata vicenda del falò di S. Antonio è stata scritta con l’incarico a una ditta di rimuovere le macerie dal terreno in cui è stato acceso. Ma Sinistra di Sedriano, pur prendendo atto che in municipio si sono attivati per ripristinare l’area, dà appuntamento in tribunale agli amministratori. E così in questa nota che ricevo e pubblico ne dà conto della faccenda. 

Non vogliamo tediare riassumendo le vicende che lo hanno caratterizzato, ampiamente dibattute su media, social, e presto anche in tribunale. Quindi ci atterremo alla ragioneria, alla contabilità, aspetto un po’ meschino quando si parla di tradizioni e di questa in particolare, così ampiamente “sentita” e “popolare” anche se sopravvissuta solo nella parte più prosaica – spettacolare e teatrale – mentre quella più profonda, nobile e religiosa smarrita per strada, pare non desti alcun interesse da parte degli strenui difensori del falò, quello colossale e bugiardamente compatibile ambientalmente.

Riassumendo: 500 euro circa per l’acquisto di legna “buona”, da sommarsi ai 900 euro per le analisi delle ceneri del falò “non buono” incendiato da psicopatici. Vanno aggiunti i 7.000 euro per lo smaltimento delle ceneri e del legno incombusto: totale 8.400 euro circa, salvo ulteriori imprevisti: improbabili, ma non da escludersi. Una somma fenomenale. D’altra parte, quando gli amministratori sono dei fenomeni, il risultato non può – ovviamente- essere diverso.

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