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La commissione d’accesso agli atti, guidata dal viceprefetto Anna Pavone, lavora alacremente in municipio. 
Pavone, che è commissario prefettizio dall’agosto 2012 del Comune di Arese, è considerata dalle forze politiche cittadine decisionista a oltranza per i suoi modi spicci nell’adozione dell’accordo di programma delle aree ex Alfa Romeo, per la riqualificazione del centro sportivo comunale e per altro ancora. 
Tuttavia, senza i suoi modi energici, per esempio, non si sarebbe sistemata la scuola media “S. Pellico” e perdipiù con una spesa modesta (35.000 euro) quando la giunta Ravelli, prima di gettare la spugna, aveva pianificato addirittura lo spostamento degli alunni a Pero con una spesa di oltre 300.000 euro. 
Proprio il decisionismo a cui è improntato il suo agire è oggi la migliore garanzia per imparzialità e correttezza nella conduzione dell’organismo e nell’esame obiettivo e sereno della situazione e degli atti amministrativi.
Certo la commissione, da quando (lunedì 8 aprile) si è insediata, sta passando in rassegna la documentazione a partire dall’amministrazione Rigo a oggi e sta sentendo i responsabili dei settori per raccogliere informazioni sulle modalità operative e quant’altro ritenga utile ai fini della corretta verrfica dell’intera attività amministrativa. L’obiettivo è assolvere il suo compito nei 90 giorni concessi e tirare le somme in una relazione da inoltrare al ministero dell’Interno per le valutazioni di sua competenza.
Certo gli avversari del sindaco Alfredo Celeste, non contenti che non sia stato fuori per via giudiziaria, sperano e si augurano che l’amministrazione comunale venga sciolta anzitempo con altri mezzi, senza pensare che se così fosse per ben 18 mesi il Comune sarebbe commissariato. Ma, a parte questo, sciogliere un Comune con disinvoltura e sull’onda delle pressioni emotive come il precedente di Bordighera  insegna non è mai una soluzione augurabile, poiché, se non si hanno solide certezze di colpevolezza, il rischio che tutto si risolva in un grande polverone non è un dettaglio trascurabile. 
Infatti proprio nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha accolto clamorosamente il ricorso dell’ex sindaco Giovanni Bosio contro lo scioglimento del consiglio comunale, decretato nel 2011, in quanto non bastano comportamenti sospetti ed episodi sporadici per giustificare una misura così estrema. La singolarità è che adesso non è chiaro se si debba insediare l’amministrazione comunale sciolta ingiustamente o se nominare un commissario ad acta in sostituzione di quella prefettizia.  

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