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Il consiglio comunale ha approvato con i soli voti della maggioranza Pd-Io amo Bareggio (Movimento 5 Stelle e Lega astenuti, Bareggio 2013 contrari, Noi con voi e In Volo non hanno partecipato al voto, assente Bareggio nel cuore), la nuova convenzione con Cosmocal per la gestione della cava in località Cascina Bergamina. Ma il semaforo verde è ben lungi di chiudere la partita. Infatti il Movimento 5 Stelle, constatando che l’operazione è segnata da omissioni e carenze, ha annunciato che sta valutando se segnalare o meno alle autorità competenti la faccenda. Intanto in questa nota che pubblico i cinquestelle ne danno conto nella loro ricostruzione della vicenda, che è tutt’altro conclusa. Anzi potrebbe aprire scenari dalle conseguenze oggi imprevedibili.


Il problema non è tanto la superficialità e il pressapochismo mostrato da questa amministrazione che ha portato in votazione la convenzione nel precedente consiglio del 28 aprile senza la relazione dei revisori, costringendo di fatto al rinvio ed alla convocazione di un consiglio comunale ad hoc, quanto il fatto, ben più grave, che è emerso da un’attenta lettura di tale relazione e del parere legale riguardante la rinuncia da parte del Comune nel proseguire la causa intentata alla Cosmocal per la sanzione ad essa comminata nel novembre 2013 per circa 1,4 milioni (sanzione contro la quale, ovviamente il cavatore aveva presentato ricorso). Infatti il Tribunale, sulla base di quanto rilevato dal CTU, ha evidenziato che la sanzione emessa dal Comune è tardiva in quanto la difformità dello scavo da parte della Cosmocal era “facilmente rilevabile dalla relazione della stessa presentata nel 2010”. Pertanto, qualora il Comune non addivenisse ad una transazione con il cavatore, rinnovando la convenzione e rinunciando alla prosecuzione della causa, rischierebbe di perdere e di dover anche restituire circa 94.000 euro già incassati dalla società. A questo punto non possiamo evitare di approfondire due quesiti principali: 
1) Come mai l’amministrazione precedente a questa (ossia per intenderci quella della sindaca Gibillini) non ha fatto i controlli che erano prescritti nella convenzione del 2006 che all’art 9 recita “il Comune controllerà l’esecuzione dei lavori di coltivazione e recupero ambientale… omissis… e verificherà altresì annualmente e in contradditorio con la ditta, il volume del materiale estratto…”. Tale obbligo era ribadito anche nell’autorizzazione dirigenziale della Provincia di Milano dell’aprile 2006 che al punto 8 recita “demandare… al sindaco del Comune di Bareggio la vigilanza sull’attività della ditta affinché la stessa avvenga nel rispetto delle modalità, dei tempi, dei limiti e della prescrizioni indicate nel presente provvedimento autorizzativo sia per quanto riguarda l’attività estrattiva che per quanto concerne il recupero ambientale.” L’unico controllo è stato fatto nell’ottobre 2010 dall’allora assessore Mongiardo e dal responsabile dell’ufficio territorio e ambiente del Comune di Bareggio architetto Belletti solo per quanto attiene alla “verifica delle attività di ripristino ambientale” che davano un giudizio complessivamente positivo sugli interventi fatti dal cavatore. Ma mai nulla è stato fatto in merito a controlli sull’escavato in termini di quantità e di conformità all’autorizzazione concessa. 
2) Come è possibile che nessuno nel 2010 si sia accorto leggendo la relazione presentata dal cavatore che lo scavo era avvenuto in difformità rispetto a quanto autorizzato? Ricordiamo che il perito scrive “facilmente rilevabile dalla relazione, ecc…” Forse non è stata neppure letta? Oppure l’allora responsabile dell’ufficio tecnico non era sufficientemente competente (dire incompetente pare brutto) per comprendere quella relazione? In ogni caso ci sono evidenti responsabilità sia dell’amministrazione che dei tecnici che in quegli anni non hanno vigilato e non hanno svolto bene il loro incarico, e tali responsabilità hanno causato non solo un danno di tipo ambientale in quanto il cavatore ha potuto effettuare scavi a sua discrezione, ma anche un danno economico al Comune che non ha potuto incassare la sanzione che gli spettava ma si è trovato costretto ad addivenire ad un accordo transattivo per, addirittura, non rischiare di dover restituire quel poco di acconto già incassato. Tali omissioni non possono e non devono passare nel dimenticatoio, pertanto il Movimento 5 Stelle sta valutando di segnalare il caso agli organi competenti.

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