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Sarà la volta buona che il Ministero dell’Interno consegnerà la relazione in versione integrale dello scioglimento del consiglio comunale? Chissà… Ma il Tar del Lazio in cui è stato depositato il ricorso di alcuni ex amministratori comunali contro lo scioglimento degli organi elettivi, sancito il 21 ottobre 2013 con decreto presidenziale, ha intimato al Ministero di consegnargliela entro 30 giorni. Per la verità il 16 gennaio scorso il Tar aveva ordinato a Ministero, Presidenza del Consiglio e Prefettura di consegnare tutti gli atti che hanno portato allo scioglimento, ma il Ministero dell’Interno sollevando eccezioni in merito alle modalità di adempimento dell’ordine non si è uniformato. Ora il nuovo perentorio ordine dei giudici in cui viene sottolineato che “la relazione della commissione di indagine, il parere del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, costituiscono provvedimenti la cui conoscenza è propedeutica alla difesa in giudizio della parte ricorrente nella controversia”. Da qui la necessità che il Ministero produca tutti “gli atti necessari in versione integrale con l’avvertenza che la conservazione e il fatto di mostrarle alle altre parti in giudizio sono sottoposti alle cautele previste dalla legge”, fermo restando che la loro “conoscenza è circoscritta allo stretto ambito processuale”. Certo è singolare che il Ministero dell’Interno si  rifiuti di mettere a disposizione di un ordine giudiziario la relazione in tutta la sua completezza. Che cosa non si deve sapere? Tuttavia gli ex amministratori trovano che il diniego sia “frutto di una decisione scellerata, che niente ha che fare con le motivazioni addotte” e sia altrettanto grave “che per poter esercitare la propria legittima difesa, contro un provvedimento che incide enormemente sulla vita di tante persone, si debba aspettare mesi e mesi e, addirittura, non aver certezza di poter vedere quello per cui si è accusati”. In ogni caso -affermano gli gli ex amministratori- “lo scioglimento dell’assise eletta ha contribuito a gettare nella spazzatura migliaia di voti di cittadini liberi, espressi in modo democratico, e, producendo un boom mediatico rilevante a livello nazionale, ha permesso di affermare che Sedriano ha il primato del primo consiglio comunale sciolto per mafia in Lombardia edi  organizzare tavole rotonde a iosa da parte dei soliti commentatori di ‘professione antimafia’ e di giornalisti eroi per antonomasia. Ma presto le molte falsità, deduzioni arbitrarie e ipotesi fantasiose contenute nella relazione saranno smascherate”.

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