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Ricevo e pubblico questo comunicato stampa del circolo “25 aprile” del Partito Democratico.   Il circolo “25 aprile” del Pd intende comunicare la sua perplessità per quanto è recentemente successo con il passaggio di consegne al Governo tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Ciò che il circolo dissenta non è la scelta del nome di chi condurrà il Governo da qui in avanti, ma la modalità e le contraddizioni che il Partito Democratico a livello nazionale si rifiuta, ad oggi, di discutere apertamente e di risolvere. È un fatto che il passaggio di consegne sia seguito da diverse dichiarazioni in cui Enrico Letta rassicurava gli elettori PD di poter continuare a rappresentarli al governo e in cui il segretario neoeletto Matteo Renzi dichiarava di non essere interessato alla poltrona di Palazzo Chigi.

Vogliamo sottolineare ancora che, senza nulla obiettare alla figura di Matteo Renzi, si vuole dissentire invece dalle modalità con cui sono state condotte le manovre politiche per tale cambio di consegne. C’è in tanti un sentimento di preoccupazione per come si è arrivati al passaggio di questi giorni. La decisione della Direzione del Pd, anche al di là di quanto avessimo immaginato, ha sollevato dubbi su i modi che hanno accompagnato la fine del governo Letta e l’annuncio di una svolta radicale. Si può giudicare questa posizione in modi diversi ma in democrazia è difficile rimuoverne l’impatto. Tutto questo è una manovra di Palazzo? Uno scontro di potere? E’ un modo – non il primo – per aggirare la prova delle urne e arrivare a Palazzo Chigi per la scorciatoia più breve e in barba alla sovranità popolare? Sono opinioni e critiche legittime. Sarebbe  stata sicuramente più auspicata dalla base una discussione che partisse dai contenuti e dall’impianto che stavano alla base di una scelta oggettivamente traumatica. Il circolo “25 aprile”, come molti altri circoli locali, auspica alla partecipazione politica che parte “dal basso”, che il Partito Democratico Nazionale sembra aver, se non dimenticato, certamente sottovalutato. Infatti nel momento in cui Matteo Renzi si è insediato al governo il Partito Democratico ha preso una strada rischiosa che ha spiazzato molti dei suoi iscritti ed elettori, a prescindere dalle mozioni che hanno sostenuto durante il congresso. Pare, anzi, che i più sorpresi siano proprio coloro che hanno sostenuto la mozione Renzi. A far riflettere la base, oltre al carattere improvviso di questa decisione, sono le premesse e le condizioni con cui si avvia questo nuovo governo. Gli equilibri in parlamento sono gli stessi che hanno sostenuto il governo Letta e si fa fatica a capire come attuare un sensibile cambio di passo. Ci sentiamo di azzardare che una eventuale consultazione degli iscritti avrebbe suggerito una maggiore prudenza, vale a dire una prosecuzione della dialettica, anche critica, tra partito e governo, mantenendo però la fiducia a Letta. Si è scelta invece un’operazione politica di sfiducia che ha ricordato momenti riferibili alla prima repubblica, quando tutto si decideva nelle segrete stanze. E’ probabile che a questa decisione  abbiano contribuito considerazioni di carattere prevalentemente di consenso elettorale. Si tratta di una scommessa in cui sul piatto ci sono molti potenziali voti. In questo il Partito Democratico è unito nella speranza di vincere questa scommessa. Il punto focale di questo comunicato è rinnovare la nostra preoccupazione per questa manovra con le modalità in cui è stata fatta, che i cittadini e gli elettori del Partito Democratico non hanno capito e anche poco condiviso. A tal proposito il segretario del circolo Ivan Andrucci afferma:Ora, alla luce dell’incarico ricevuto, spetta a lui illustrare su quali basi, obiettivi, traguardi intende fondare quel cambiamento profondo che è l’unica giustificazione per le decisioni assunte negli ultimi giorni e in che modo confrontarsi all’interno del proprio partito e con gli elettori. Mi attendo che ciò avvenga con contenuti precisi a cominciare dal rapporto verso l’Europa, dalla politica economica e industriale, da una redistribuzione di risorse verso le fasce sociali più colpite, da un investimento convinto sul capitolo dei diritti umani e civili, della cultura e della scuola, da una crescita sostenibile.”

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