A Sedriano non potevano pronunciare la famosa espressione di Enrico di Navarra “Parigi val bene una messa” (ovvero che si convertiva al cattolicesimo per conquistare il regno), ma in una dimensione più locale e modesta non sono stati da meno. Infatti hanno avuto la grande idea di “socializzare” le multe (gli importi delle sanzioni scaricati sui dipendenti che avrebbero potuto essere coinvolti nella violazione e sugli uffici per omessa vigilanza) per salvare capra e cavoli, ossia le apparenze. Certo, un modo singolare per ammettere la propria impotenza a venirne a capo e rassegnarsi in barba all’etica pubblica che gli autori del misfatto l’hanno passata lisciata. Un brutto segnale per l’opinione pubblica, che in primis non si aspettava che in un ente locale così piccolo potessero accadere simili episodi di malcostume, ma casomai avvenuti i responsabili prontamente individuati e sanzionati.
Invece si è ricorso a una pratica che ricorda quella messa in atto a scuola quando non riuscendo a individuare il colpevole di qualche marachella si puniva tutta la classe. Tuttavia a volte accadeva che gli innocenti rompevano il silenzio e per incanto il colpevole saltava fuori. E già, a scuola, ma non in municipio. Ma quel che peggio in Comune si sono così adontati da spingere il presidente del consiglio comunale Roberto Correnti a fare un tardivo e incomprensibile richiamo formale al consigliere Alfredo Celeste (lui ha scoperchiato il malcostume) per aver detto in aula che il “Comune è omertoso” a seguito dell’ammissione che i responsabili delle violazioni l’hanno fatta franca. Un’intemerata, forse, per fermare qui questa brutta storia, ma tutto lascia immaginare che riservi, invece, altri sorprendenti capitoli.