Gianfranco Brusasca |
Gianfranco Brusasca, poeta cornaredese, non smette di rivolgere il suo sguardo penetrante e addolorato nella tragedia che si sta consumando nel cuore dell’Europa. La guerra in Ucraina gli suscita orrore che consegna ai suoi versi. “Poesia -afferma Brusasca– come immersione totale nel liquido fluido della fantasia, che non disdegni la provocazione, seguita da sviluppi multipli di esplorazioni di percorsi diversi e paralleli, per far fiorire nuove scoperte e creatività. Dico “… liquido fluido della fantasia che non disdegni la provocazione…” come pensiero fluido, positivo e non rigido. Quello che fluisce per le strade della nostra mente e s’intrufola in mezzo alla gente cogliendo le più piccole sfumature dei gesti, dei loro respiri, dei profumi e delle vibrazioni incontenibili che sanno suscitare. Ars poetica, quindi, come gestione della provocazione, come ascolto della musicalità e del ritmo dei passi di tutte le creature e del messaggio degli oggetti, anche attraverso la sollecitazione degli sguardi più nascosti e timidamente sussurrati.
E’ come -continua il poeta– se da un unico stimolo si sviluppasse una sorta di molteplice, associando, poi, cose diverse o simili dove il sentimento esplode nella sua più sincera autenticità, la più pura, estendendo il proprio interesse ad ogni essere vivente. Tutto ciò si nutre di ritmi e di toni diversi, che si riconnettono similmente ad un mondo analogico e fluido tipico del sentire del fanciullo dove l’immaginazione balza fuori prepotentemente dalle profondità dell’inconscio. E tu ascoltando ‘questa musica’, ti ritrovi ad auscultare la tua musica, dove il tempo sembra lasciarsi sfumare, poco a poco, e svanire lentamente. Così -chiosa Brusasca-, la poesia, comprendendo tutta l’arte, si nutre di un sogno che a volte non sembra essere di questo mondo, ma di un nuovo mondo che dovrà venire e che niente e nessuno potrà fermare!”.
GIANFRANCO BRUSASCA
UCRAINA 2022
Guerra e Poesia
LIBERATE IL CIELO!
Soprattutto di notte
mi piange il dolore,
quello dell’anima
prostrata ed inquieta
oppressa
nella sua intimità!
Terribili
sono i morti violentati
così immobili, così dimenticati,
senza nomi senza tombe,
provocati
da gesti sprofondati
dentro gli abissi più orrendi.
M’assilla un pensiero,
morire all’alba
tra angeli e demoni
in un mondo pieno di nulla,
di nulla, lasciati soli.
Voglio liberare il Cielo,
voglio la Libertà
per non morire
del mio sangue sparso
su un campo di battaglia
cosparso di cenere
che il vento sperde
sulla terra avvelenata.
Liberate il Cielo!