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La vicenda delle gare truccate in cui è stato coinvolto l’ex funzionario comunale Massimo Manco è la conferma casomai fosse necessario che la rotazione del personale è un’opportunità che gli enti locali, grandi o piccoli che siano, non devono e non possono più ignorare. E in municipio non sarebbe male se  incominciassero a valutare l’opzione non per sfiducia nei funzionari, ma per rendere la macchina comunale più trasparente e efficiente e altresì introdurre una sana concorrenza. E sì, la possibilità di migliorarsi professionalmente costituirebbe un propellente per impegnarsi e non per conquistare una rassicurante sinecura. L’unica risposta per ora è stata la verifica delle gare gestite dagli indagati. Ma se fosse stata praticata la rotazione forse quel che è accaduto sarebbe stato scongiurato. I Comuni sinora con l’assurdo alibi che gli apicali hanno competenze che le altre unità operative non dispongono hanno gettato la spugna prima ancora di tentare un qualche innovativo esperimento. 

Un’argomentazione debole, poiché se si volesse cambiare registro sarebbe sufficiente mobilitare il personale che avrebbe i requisiti giuridici in modo che un arco per esempio di 6 mesi prendesse dimestichezza con la funzione e poi eventualmente a rotazione incaricato. Ma si è rinunciato a priori cullandosi che negli enti piccoli la corruzione non è un fenomeno che possa insinuarsi. Tuttavia il Comune di Pogliano ha avuto il coraggio e a gennaio scorso ha rivoluzionato gli incarichi. Nessuno però ha seguito il suo esempio. Resta il fatto che la rotazione del personale, al di là della prevenzione della corruzione, sortisce effetti positivi sull’organizzazione, poiché, a esempio, favorisce la condivisione dei saperi e delle buone pratiche e i processi di cambiamento organizzativo. La legge 190/2012 stabilisce che la rotazione del personale è una misura fondamentale per intervenire nelle aree più esposte al rischio di corruzione. Secondo l’Autorità Nazionale Anticorruzione l’alternanza tra più soggetti nell’assunzione delle decisioni e nella gestione delle procedure riduce il rischio che possano crearsi relazioni particolari tra amministrazioni e utenti, con il conseguente consolidarsi di situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali improntate a collusione. Insomma con la rotazione è possibile spezzare il triangolo della corruzione, allontanando una persona dai processi e dall’insieme di relazioni (e interessi), che possono essere una fonte di rischio. 

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