Monica Gibillini |
Ricevo e pubblico questa nota di Monica Gibillini (Bareggio 2013) sul consumo del suolo pubblico che sono formalmente non s’intravede, ma che di fatto c’è e come con l’adozione dell Pgt. Riguardo al consumo di suolo del nuovo piano di governo del territorio (Pgt), il parere del sindaco Metropolitano del 21 settembre 2021, protocollo n. 143061, è di compatibilità condizionata con il piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp). La relazione tecnica allegata al parere osserva che le precondizioni al consumo di suolo non risultano verificate, essendo stato attuato soltanto il 5,3% delle previsioni del Pgt del 2008. Nonostante il Pgt non preveda nuovo consumo di suolo ai sensi del Ptcp) e della legge regionale n. 31/2014 come si legge nella relazione tecnica è stato evidenziato tuttavia che «alcuni ambiti di trasformazione, pur non comportando formalmente consumo di suolo ai sensi del piano territoriale di coordinamento provinciale, si configurano di fatto come nuovi ambiti edificati su aree libere attualmente verdi o utilizzate a scopo agricolo».
Di conseguenza, osserva la Città Metropolitana, «si ritiene necessario che l’amministrazione comunale preveda, prima dell’approvazione definitiva del Pgt, ulteriori opere di compensazione paesistico-ambientale su altre aree del territorio comunale che vorrà individuare, al fine di bilanciare almeno parzialmente la compromissione di porzioni di territorio che sono parti costitutive del più ampio sistema agricolo dell’area sud occidentale metropolitana». Tra queste aree di trasformazione Città Metropolitana cita espressamente nel parere quelle private di via Fabio Filzi, via Sant’Anna e via De Gasperi. Dunque, in sostanza, la Città Metropolitana pur riconoscendo che il nuovo PGT non consuma formalmente nuovo suolo in base alla legge regionale n. 31/2018 perché le citate aree di trasformazione urbanisticamente avevano, col Pgt del 2008, una destinazione residenziale o produttiva, e non agricola, chiede maggiori compensazioni ambientali perché di fatto sono aree libere attualmente verdi o utilizzate a scopo agricolo come nel caso dell’area di via De Gasperi. La stessa considerazione si può estendere per l’area comunale di via 1° Maggio e per il parco di via Sant’Anna perché non hanno destinazione urbanistica agricola nel PGT del 2008 bensì a servizi pubblici – in particolare in via 1° Maggio era prevista la piscina – ma che di fatto sono aree verdi ed è per questo che la Città Metropolitana chiede maggiori compensazioni ambientali. È quindi doveroso nel mio ruolo di consigliere comunale, fornire ai cittadini un’informazione completa attraverso letture non parziali dei pareri degli enti sovracomunali! Riguardo alle affermazioni sull’assenza di proposte di riqualificazione delle aree dismesse successive al Pgt del 2008, va detto che, durante il mio mandato da sindaco, la proposta di delibera n. 136 sull’ex cartiera presentata al consiglio comunale del 13 dicembre 2010, non venne votata ed anche la successiva proposta di riqualificazione dell’area ex cartiera del 31 luglio 2012 – con un mix di funzioni residenziali, anche con finalità sociali, commerciali e con una nuova biblioteca – presentata alla giunta non venne votata. Anche la proposta di piano di intervento sull’area ex Alma presentata alla commissione urbanistica il 19 settembre 2012 fu respinta, in particolare la Lega pur dichiarandosi favorevole alla riqualificazione sosteneva l’inserimento di una piccola percentuale di area commerciale (10%-15%) di cui oggi non c’è traccia nel nuovo Pgt. Nel frattempo, la nuova normativa regionale sulla rigenerazione urbana del 2019 ha cambiato “le carte in tavola” prevedendo nuovi ed estesi strumenti per incentivare il recupero delle aree dismesse. L’attuale maggioranza, pur applicando la normativa, ha scelto, tra le opzioni possibili, quella per cui a fronte della creazione di parchi nelle aree dismesse viene attribuito alle stesse un incremento degli indici di edificabilità, in parte trasferiti sulle aree comunali di via 1° Maggio, Falcone e sul parco di via Sant’Anna invece che sulle aree di proprietà dei privati. Ovvio quindi il vantaggio e il consenso da parte degli operatori: a farne le spese sono Bareggio e San Martino che hanno bisogno di servizi pubblici, ma non avranno più nemmeno le aree comunali su cui prevederli!