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La felpa marchiata Pivert indossata dal consigliere comunale leghista Mirko Pelloia, in commissione finanze, non è per l’Anpi un innocente abbigliamento, come hanno voluto far credere lo stesso protagonista, il sindaco Linda Colombo (“Una felpa è una felpa”) e l’intera maggioranza. Ma un chiaro riferimento a CasaPound, i cui componenti si dichiarano “fascisti del terzo millennio”. Una spia, a suo giudizio, di un’adesione malcelata a valori inaccettabili che emergono nelle modalità più disparate. Troppo per liquidare la cosa come una semplice banale goliardata. Infatti Anpi, PdSinistra in movimento ecologisti (Simec), Rc, (Monica Gibillini non è potuta intervenire, ma si è dichiarata solidale con lo spirito dell’iniziativa) nella conferenza stampa andata in scena ieri sede nella sede del circolo democratico hanno picchiato duro. Sì, perché hanno trovato surreale che una vicenda così grave e oltraggiosa dei valori repubblicani sia stata derubricata da interessato e sodali a giocosa spensieratezza.

“Non si può spacciare -attacca Roberto Correnti (Anpi)- per una burla un fatto così grave e provocatorio. Invece di chiarire hanno ridicolizzato l’episodio a dimostrazione che l’arroganza è il loro tratto distintivo e che se ne fregano dei cittadini. Poi il comportamento del sindaco è in contrasto con il giuramento costituzionale che richiama a valori diversi da quelli segnalati dalla felpa. Credo che primo cittadino e maggioranza debbano prendere le distanze e scusarsi con i bareggesi. Pelloia farebbe bene a rassegnare se non altro le dimissioni dalla presidenza della commissione”. Non è tutto. “Altro che goliardia -spiega Patrizia Ribaga (Simec)- è stato un gesto che dimostra ignoranza e assenza di conoscenza della storia. Il messaggio del sindaco che “una felpa è una felpa’ è molto pericoloso e imbarazzante avendo giurato sulla Costituzione che proclama tutt’altri valori”. Non solo. “Noi del Pd -aggiunge Lorenzo Zanzottera– ci associamo e crediamo che sarebbe stato doveroso che il sindaco con un comunicato stampa prendesse le distanze dal fascismo e chiudesse così il caso. Ci sono valori fondanti comuni che non possono essere ignorati, ma in municipio hanno preferito irridire, schernire e ridurre tutto in una confusa caciara”. “La maglietta -puntualizza Giancarlo Lonati (Pd)- non viene venduta in un negozio qualsiasi, ma in un esercizio ben preciso e chi l’acquista sa perfettamente cosa rappresenta e quali significati comunica. Il sindaco avrebbe potuto rimediare, ma la verità è che certe idee sono radicate e basta poco per venire alla luce”. Non è da meno Tina Ciceri (Pd): “E’ stato superato ogni limite e mancanza di rispetto verso che ha combattuto il fascismo e si richiama ai valori democratici. La foto sorridente del sindaco è fastidiosa invece di esprimere vergogna”. Infine Franco Gianelli (Rc) sottolinea che “non è credibile che sia stata una banale leggerezza, ma un’idea che sta prendendo forma. L’obiettivo è legittimare queste situazioni e far sì che diventino ordinaria normalità. La stessa nostra sezione è stata attaccata più volte da bande fasciste tanto per capire chi sono. Vanno fermati, altrimenti si va verso la deriva“. 

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