Ci son voluti ben 13 anni per venire a capo del piano di recupero dell’ex area Sapla. Infatti solo venerdì 24 settembre il consiglio comunale ha dato semaforo verde al piano. Ma curiosamente un mese prima del nuovo Pgt, che andrà a definire la destinazione e le volumetrie di tutte le altre aree produttive del centro del paese: ex Cartiera, ex Alma e anche la parte della ex Sapla tra via Diaz e via XXV Aprile poteva rientrare nel nuovo Pgt, insieme alle altre produttive dismesse, soprattutto considerato che senza il completamento della bonifica dell’area con tanto di collaudo o certificazione da parte dell’ente regionale competente nessun permesso di costruire può essere rilasciato dall’ufficio tecnico comunale. Ma l’operazione, a giudizio della Lista civica Bareggio 2013, denuncia delle criticità. «Le osservazioni che abbiamo presentato sul piano ex Sapla -afferma la consigliera comunale Monica Gibillini- come Lista Civica Bareggio 2013, sono state in buona parte respinte dalla maggioranza che, invece, ha accolto la richiesta di tener conto degli aggiornamenti delle classi energetiche degli edifici che dovessero intervenire tra l’approvazione definitiva del piano e le fasi successive. In base alle classi energetiche, infatti, i costruttori otterranno il bonus per realizzare più case. L’assenza di indicazioni da parte della maggioranza, negli atti portati in consiglio comunale, sull’uso che si farà del negozio in via De Gasperi del valore di 250.000 euro che il Comune riceverà in cambio della conversione dell’ex Sapla da produttiva a residenziale e la previsione per cui il terreno dei parcheggi e dei posti auto delle abitazioni è considerato superficie drenante per oltre 630 metri quadri, in violazione del regolamento di igiene, non ci hanno tuttavia permesso di esprimere un voto favorevole al piano. Abbiamo pertanto preferito non partecipare alla votazione anziché votare contro. Resta poi la perizia sul negozio di via De Gasperi pagata dal Comune senza conoscerne il proprietario, almeno da quanto risulta dai documenti del consiglio comunale. In ogni caso i costruttori dovranno farsi carico di diventare i proprietari del negozio prima della firma della convenzione con il Comune, tenuto conto che il Comune lo riceve in cambio del beneficio concesso agli operatori stessi di costruire case invece che capannoni. Sul rispetto del regolamento di igiene confidiamo infine nella vigilanza dell’Azienda per la Tutela della Salute».