Il poeta cornaredese
Gianfranco Brusasca non poteva non onorare alla sua maniera il primo anniversario della Giornata nazionale italiana in memoria delle vittime Covid 19 nel segno di una “vita nova” in un mondo completamente diverso in cui “il concetto di memoria, in quanto magazzino circolare di ricordi che non siano meramente statici, permetta di ricostruire la realtà non solo in ogni suo dettaglio, ma nella sua visione d’insieme, ricordando sempre gli avvenimenti generali”.
Ed ora spazio alle sue riflessioni per non perdere i sentimenti che ci muovono a preservare la vita. Stiamo vivendo un trauma drammatico ed inaudito, per quanto inatteso, che sta provocando angoscia da un disagio che se non risolto potrebbe portarci alla depressione più profonda. Nondimeno, ci é richiesto estrema costanza e determinazione per non limitarsi ad osservare la “nebbia”, immobili, per non perdere il coraggio e la forza di “attraversarla”, questa nebbia, senza mai sapere come descriverla o rappresentarla o, meglio ancora, interpretarla!
Il mondo è capovolto ormai da circa un anno. Viviamo una sorta di simil-coprifuoco come nella Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che diversi di noi hanno vissuto! Ci inonda un “mistero” che vaga, che condiziona la maggior parte dei nostri pensieri e dei nostri atti quotidiani. Cosi, oggi, il pensiero corre alla nota angosciosa e ricorrente che risuona da città e paesi non solo d’Italia, ma di tutto il mondo, che è quella della lotta per la sopravvivenza imposta crudelmente, come tutti noi sappiamo, da un killer che s’aggira misterioso per le strade, rasente i muri, pronto a ghermirci e colpire duro all’angolo delle vie. Viviamo una sorta di simil-coprifuoco come nella Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che diversi di noi hanno vissuto! Ci inonda un “mistero” che vaga, che condiziona la maggior parte dei nostri pensieri e dei nostri atti quotidiani. Così, oggi, il pensiero corre alla nota angosciosa e ricorrente che risuona da città e paesi non solo d’Italia, ma di tutto il mondo, che è quella della lotta per la sopravvivenza imposta crudelmente, come tutti noi sappiamo, da un killer che s’aggira misterioso per le strade, rasente i muri, pronto a ghermirci e colpire duro all’angolo delle vie. Peraltro, ho sempre pensato che la poesia insieme alla musica con il loro canto hanno avuto e continuano ad esprimere un rapporto speciale con la libertà e le cose di questo mondo, in special modo quando la globalizzazione, che vediamo diventare sempre più sfrenata e prevaricante (fino a diventare negativa) viene spinta, forzata fino a rompere l’armonia ambientale e sociale delle comunità provocando tante sofferenze e precarietà. Dico questo perché, in questi ultimi tempi di recessività e di depressione pare impoverirsi il valore della bellezza di vivere su questo nostro meraviglioso pianeta. Stiamo fuggendo dai sentimenti più sublimi originando disturbi nei nostri comportamenti che sembrano diventare sempre più aggressivi “contraNaturam” ed in opposizione alla sua propria originale ambientalità verso la quale abbiamo assunto, da tempo, un atteggiamento superbo, irriverente ed ipocrita. Quindi, sempre fortissima è la consapevolezza di dover fare sforzi per riacquistare la sensazione del percepire di come e quanto la visione poetica possa offrire per aiutarci a comprendere i limiti umani per riprendere a gioire, coscientemente, della bellezza dell’umanità nel suo insieme. Abbiamo bisogno di un nuovo patto d’amore e di pace, qualsiasi cosa noi dovessimo affrontare da qui al futuro. Nulla sarà più come prima. Cosi, oggi, si vive una realtà che sbalordisce e ci pone di fronte a delle scelte precise e vincolanti nel tempo che dobbiamo vivere con il “Coronavirus Covid 19”. Ciò che mi pare di dover dire è che dalle crisi più profonde abbiamo imparato (non tutti…!) che occorre sempre trarre valori positivi per rimettere in moto forze di rinnovata e grande solidarietà in questi tempi di estrema potenza negativa senza precedenti, per la sua unicità, alla quale gli umani debbono interrogarsi ed opporre a questa enorme anomalia il vigore di una possanza benefica e rigeneratrice. Abbiamo bisogno di grande audacia di cuori e di anime per risorgere in questo tempo di avvicinamento pasquale dando ad essa, in questi terribili momenti, il significato più profondo di un rinnovato tempo di rivivificazione delle nostre azioni.
“In tempore Coronavirus COVID 19”
E cosi si vive
…si vive…
in stanze chiuse
senza finestre
…si vive…
vuoti i silenzi
pieni di vuoti
vuoti i corpi
inermi
ed immoti
…si vive…
nudi i piedi
sulla terra dura
e muta
colma di fiori.
“In tempore Coronavirus COVID 19”
(KAIROS)
Alla Fiera del Tempo
Soffia il vento, la luce cambia di colore,
Improvvisa, pura sorgente che dice tutto
come sospinta dall’acqua che scuote una vita;
come solco di miele, preghiera, impalpabile,
inevitabile gioia; inestinguibile luce
che rivela materia, invisibile
davanti all’attesa, silenziosa, vagante
ineluttabile e lieve, orante. La luce
a volte rallenta, s’attenua poi si ferma,
ansa di fiume,
tristezza lontana, e lo spirito si fonde
con l’essenza di un dolore. Ma
dall’oscurità della Notte c’illumina
il punto che fu ed i giorni che verranno
per incontrare il Poeta di un momento
in fuga nel Tempo oltre il Tempo,
infinitesimo, ineludibile
Immenso.
“In tempore Coronavirus COVID 19”
21 Marzo 2020 – Giornata Mondiale della Poesia UNESCO)
Morire da soli
Si muore da soli
quando la bellezza non è più
ed i silenzi diventano vuoti
disarmati ed immoti.
Si muore da soli,
chiusi gli occhi,
e la sera s’abbuia
di vermi e sciacalli
dal digrigno oscuro.
Si muore da soli
in corpi svuotati e mancanti
nell’acuto ed aspro respiro
pungente e mortale.
Si muore da soli
là dove il germe impatta
e strascica
sul ramo secchito
d’un albero malato,
indebolito e scialbo.
Si muore da soli
d’un male sottile
invadente e maligno
che colpisce duro
negli angoli bui
dal gusto amaro.
Si muore da soli
innominati,
impediti e funerei,
su letti scolorati
e muti.
Si muore da soli
quando ogni cosa d’intorno
s’accascia e fuori
muoiono anche le viole
e con esse i loro colori.
Si muore da soli
perché la paura
è un artiglio d’atomi storti
sfuggiti e squarciati.
sulla terra fiorita e spaccata
abbrutita e stanca,
senza più pace.
Morire da soli,
per non disperderci,
mutilati e schiavi,
sulla terra avvelenata,
silenziosi ed assenti.
“In tempore Coronavirus COVID 19”
IERI
Vivevamo
dentro ad un “frenetismo” planetario parossistico
pieno di fibrillazioni e violenze esasperate.
OGGI
Viviamo
in un “ lentismo ” globale paradossale
non vivibile sul piano pratico, morale e sociale.
RIFLESSIONE
Siamo passati dall’uno all’altro stato del vivere
nel tempo di uno “schiocco di dita”!
DOMANI
Come sarà? Molte cose dovranno cambiare!
La vita è così breve!
18-3- 2021
——
Cosi siamo noi
Quando le foglie cambiano
dentro hanno un fuoco
e mute sono le parole.
(tratto da “IL CANTO GRANDE”)
(Gianfranco Brusasca)