Ricevo e pubblico questa riflessione di Elisabetta Rossi e Chiara Pretalli di Italia Viva sulla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ogni giorno, nel mondo, c’è una donna, piccola o grande, che apre gli occhi, si alza e sa che dovrà impegnarsi il doppio, a volte il triplo, per dimostrare il suo valore, le sue capacità rispetto all’altro sesso. Noi donne siamo sempre state viste come il sesso debole del nostro genere, quella che deve occuparsi della famiglia, dei figli e che è giusto che a lavoro, anche se si spacca la schiena, venga pagata molto meno rispetto al suo collega uomo perché si sa “la donna deve stare in cucina a preparare un panino” come dicono la maggior parte dei giovani d’oggi discriminando così il mondo femminile. La verità è che l’uomo ha paura del confronto con la donna, perché sa benissimo che verrebbe messo al muro se si confrontasse con noi e nel corso della storia ne abbiamo dato la prova.
Basti pensare a Nefertiti Regina nell’antico Egitto, Cleopatra all’epoca di Giulio Cesare, Giovanna d’Arco, Eleonora d’Aquitania, Isabella di Castiglia, Artemisia Gentileschi, Caterina de Medici, Elisabetta I, Maria Teresa D’Austria, Caterina II di Russia, Marie Curie, Regina Vittoria, Amelia Earhart, Rita Levi-Montalcini, Lady Diana, Elisabetta II. Tutte queste donne han saputo, nella loro epoca, tener testa alla loro contro parte maschile con intelligenza, arguzia e coraggio che l’han contraddistinte rimanendo nella storia come grandi regine, imperatrici, scienziate, artiste e aviatrici. Sono millenni che noi donne diamo prova delle nostre peculiarità nonostante veniamo da sempre ostacolate o discriminate perché quando finisce il dialogo, la capacità di confrontarsi l’unica cosa che rimane è la violenza. Violenza che l’uomo, dalla forza più grande rispetto noi, usa sulla nostra persona arrivando all’omicidio. Un recente caso di cronaca ci han fatto riflettere molto il caso Genovese dove una giovane ragazza di appena 18 anni si è recata ad una festa, del noto imprenditore Alberto Genovese, ed è stata violentata dopo aver assunto della droga. In questo processo e in altri spesso si tende a umiliare ulteriormente la vittima perché molte persone, soprattutto uomini, non vedono la violenza sulle donne come un reato grave e si tende a puntare sul fatto che è colpa della vittima se viene violentata e non dello stupratore iniziando a far affermazioni del tipo che la ragazza non sarebbe dovuta uscire, non avrebbe dovuto vestirsi in un certo modo perché sicuramente provocante. Nel 2020, nel ventunesimo secolo, questi soprusi non dovrebbero più esistere. Siamo donne, persone e dobbiamo smettere di dar all’uomo la possibilità di discriminarci, di deriderci facendo fronte comune e impedire che questi “uomini”, queste persone continuino a farci del male. Per cui, vorremo dire a tutte le donne che subiscono la violenza, anche se non ne avete la forza, denunciate e denunciate perché non avete il diritto di essere trattate come uno scarto e soprattutto parlatene perché troverete sicuramente la forza per uscirne più forti e belle di prima. Ricordatevi non è colpa vostra. Siamo donne, ragazze giovani, fidanzate, mogli, madri possiamo dare e potremmo dare tanto al mondo se solo l’uomo riuscisse ad accettare che il mondo non è solo suo. Da Oscar Wilde: “Chiudete l’uscio davanti allo spirito di una donna e questo prenderà il volo fuori dalla finestra”.