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Giuseppe Baglio

Martedì si sono tenuti nel cimitero i funerali civili dell’ex sindaco Giuseppe Baglio con una grande partecipazione di gente. Enrico Bodini, che è stato vicesindaco di Baglio e oggi assessore nella giunta Bonfadini, è intervenuto  nel corso della cerimonia di commemorazione  per ricordare la figura dell’ex sindaco. Ecco alcuni stralci del suo discorso. Mi sembra una coincidenza sorprendente che solo qualche giorno fa ci sia stato l’insediamento di una nuova amministrazione comunale, simile politicamente alle sue giunte, come fosse la conclusione di un passaggio storico. Ho iniziato 45 anni fa l’attività di amministratore pubblico come vicesindaco nella giunta del sindaco Giuseppe Baglio e poi in gran parte delle giunte da lui guidate; il fatto che il sindaco Laura Bonfadini mi abbia voluto come assessore assume un significato particolare, come testimonianza di un modo di amministrare “alla Baglio”, cioè onesto, sobrio, rigoroso, concentrato sui problemi e non sull’immagine, caratteristiche sempre più rare e che oggi vanno sempre più scomparendo nell’attività politica. Si potrebbe fare facilmente un lungo elenco di quanto fatto sotto le sue amministrazioni; mi limito a ricordare i quartieri di edilizia economico popolare Guido Rossa e Leonardo da Vinci, le case per anziani di piazza Venini, le case comunali di piazza Bartezzaghi e in “courtascia”, la realizzazione di Piazza Italia con il municipio ed il teatro Tres Artes, il centro sociale Olof Palme, il muro dell’arcobaleno, il parco della Resistenza, il centro sportivo Sandro Pertini e come non ricordare anche tutto il suo impegno per portare a Vittuone il centro scolastico superiore “E. Alessandrini”. Al di là di tutto quello che ha fatto per Vittuone e dei suoi meriti amministrativi che rendono indimenticabile la sua figura di sindaco, voglio mettere qui in evidenza alcuni aspetti del suo modo di amministrare che testimoniano cosa intendeva per interesse e bene comune. … Per esempio considerava la preparazione e la competenza come una qualità indispensabile per ogni amministratore pubblico per poter meglio servire l’interesse generale di tutti i cittadini. Ricordo che nonostante avessi già diversi anni di esperienza politico-amministrativa, a partire dalla mia nomina a vicesindaco nel 1975, mi convinse ad iscrivermi ad un corso di formazione per assessori perché voleva che gli amministratori potessero avere una più elevata competenza nel gestire il bene comune. Mi sembra anche utile ricordare la sua posizione sulla figura politica dell’amministratore pubblico e il suo disinteresse per il valore dell’indennità di carica a tal punto che nei primi cinque anni di amministrazione il sindaco Giuseppe Baglio e gli assessori non percepirono una lira perché tutta la loro indennità fu utilizzata per dotare il Comune di opere d’arte. Voglio anche ricordare la sua capacità di dirigente d’industria che trasferì dalla attività privata, dove lui lavorava, all’interno del Municipio. Per raggiungere efficienza ed efficacia nell’azione amministrativa introdusse nell’amministrazione pubblica una innovativa strutturazione degli uffici comunali, istituendo anche nuove funzioni, che costituì un esempio per altri enti locali che vollero introdurre la stessa organizzazione degli uffici messa in atto a Vittuone. Il sindaco Giuseppe Baglio aveva intravisto già alla fine degli anni 70 l’utilità dell’unione di più Comuni, come soluzione organizzativa per affrontare meglio la prestazione dei servizi erogati ai cittadini ottenendo anche vantaggi economici per le stesse amministrazioni comunali. Ricordo il progetto di unione dei servizi fra i Comuni di Vittuone e Sedriano: allora sembrava solo l’utopia di un visionario, ma oggi l’unione dei Comuni è possibile ed addirittura in certi casi di piccoli Comuni è obbligatoria per legge. Giuseppe Baglio mi ha insegnato molto su come fare l’amministratore pubblico per essere utile a tutti i cittadini. Quello che però per me è stato esemplare, un vero imprinting che ancora oggi caratterizza il mio modo di amministrare, è stato Il suo comportamento. Il suo stile era sobrio, essenziale, riservato: è quanto di più lontano ci sia dal modo di far politica oggi dove la maggior parte dei politici cercano perennemente i riflettori. Certo oggi la società è cambiata, sono passati tanti anni, molte cose sono diverse ma voglio ricordare la sua caparbietà nel dimostrare che l’interesse pubblico, generale, debba essere la stella polare di ogni politico, e che debba prevalere in ogni decisione, anche se può portare ad una penalizzazione elettorale. Chi ricorda la contestata impostazione da lui data sul recupero dei vecchi cortili del centro storico non può che trovare una conferma di quello che affermo. Diverse volte l’ho sentito dire che se per prendere più voti doveva andare contro i propri principi ed amministrare per una convenienza elettorale, tanto valeva che restasse a casa sua. Oggi sempre più si governa e il politico prende decisioni dopo aver consultato i sondaggi! Caro Peppino questo ci hai lasciato e vederti, poche settimane fa, recarti in carrozzina a votare mi ha riempito di gioia per l’esempio dato del valore e dovere del voto. E oggi posso dire che ancora una volta: l’esempio dei giusti vale mille volte di più di tante chiacchiere, post e commenti farneticanti. Ciao Peppino con la Fondazione che porta il tuo nome porteremo avanti quello che tu ci hai insegnato.

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