Un salasso, un tremendo salasso per le casse municipali. Sì, la sentenza d’appello per l’area feste si è trasformata in una clamorosa debacle per l’amministrazione Cipriani. La Corte d’appello di Milano ha infatti ulteriormente sanzionato il Comune in causa contro la ditta Coruzzi Costruzioni Srl e l’architetto Angelo Munari. Una sconfitta che in municipio hanno cercato in tutti i modi, poiché se avessero dato ascolto ai loro legali non avrebbero intrapreso l’infausto ricorso. Del resto l’area era stata utilizzata per manifestazioni della comunità e per altro sino all’ottobre 2013. I collaudi regolari per legge essendo stati eseguiti nel gennaio 2013, che dichiaravano appunto che l’opera era stata realizzata a regola d’arte e idonea agli usi pubblici. Una buona ragione per fermarsi. Invece no, hanno preferito affidarsi a un nuovo avvocato per andare avanti e ricevere oggi una sonora sberla. L’inconfessato (pubblicamente) proposito di cancellare l’amministrazione Celeste e soprattutto la sua figura si è ritorto contro gli attuali inquilini pentastellati del municipio, ma a caro prezzo.
L’idea di dare continuità alla causa avviata dai commissari straordinari si è rivelata rovinosa. I commissari nell’aprile 2014 per mettere in cattiva luce l’amministrazione Celeste, che aveva lasciato un Comune florido e attivo, hanno pensato di contestare i collaudi precedenti con una causa legale, considerata perdente dai loro stessi consulenti avvocati, consegnando di fatto l’intera struttura alle erbacce e ortiche. Certo è che il giudizio d’appello è costato ulteriori 204.109,79 euro, poiché la Corte d’appello ha accolto paradossalmente le richieste ulteriori della ditta che, invece secondo gli amministratori comunali, sarebbe dovuta soccombere. Un gravissimo errore che peserà non poco sui conti comunali attuali e futuri. Il Comune nel giudizio di primo grado era stato condannato a pagare 626.332,55 comprensiva di spese legale di soccombenza e interessi ancora in essere (ambito B 177.006.40 euro + ambito A-C 449.326,15 euro = totale 626.332,55 euro). Nel frattempo gli amministratori hanno anche recintato l’area con la giustificazione che costituiva (presunto) pericolo. Ora la sentenza di secondo grado che sommata alla prima presenta un conto totale di ben 830.442,44 euro. Una cifra che avrà effetti notevoli sui futuri investimenti dell’ente. Ma se si consideri che le transizioni proposte avrebbero procurato un risparmio alle casse comunali di ben 496.547,24 euro si capisce l’avventatezza della vertenza. La transazione per l’ambito B proponeva 107.404,20 euro, mentre per l’ambito A e C 226.491 euro per un totale di 333.895,20 euro. La differenza, come già detto, è di 496.547,24 euro più ulteriori interessi e altre spese non quantificabili adesso nella somma. Un disastro su tutta la linea che potrebbe avere conseguenze patrimoniali per gli amministratori per via dei ricorsi alla Corte dei Conti dell’ex sindaco Alfredo Celeste. “Si poteva evitare questo ‘bagno di sangue’ -afferma Celeste– se i ‘brillantoni pentastellati’ avessero deciso di aderire alle transazioni proposte loro dalle controparti e cioè pagare solo 107.404,20 per l’ambito “B” e euro 226.491,00 per l’ambito “A-C” (totale 333.895,20 euro) mettendo tutti d’accordo, con un risparmio per noi di 496.547,14 euro (esito sentenze 1° e 2° grado: 830.442,34 meno le transazioni complessive proposte 333.895,20). Questa smisurata cifra rappresenta un gravissimo danno erariale, unito alle lesioni strutturali non ancora quantificabili del complesso, abbandonato a se stesso da 6 anni. Per questo -prosegue. Celeste–, in questi giorni, mi accingerò a segnalare alla Corte dei Conti, in prosecuzione di altro mio esposto precedente, i responsabili di questo abominio per far addebitare alle loro tasche la loro fallimentare gestione dei nostri soldi, che potevano essere destinati a far uscire Sedriano dal suo attuale grave degrado. Non vi sono altri puerili stratagemmi a cui aggrapparsi: è ora di riaprire l’area feste che appartiene solo ed esclusivamente ai sedrianesi”.