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Alfredo Celeste
La sentenza d’appello sull’area festa che è stata per le casse comunali un salasso è la conferma che intraprendere cause solo per spirito di rivalsa è una scelta che conduce inevitabilmente in un vicolo cieco. L’ex sindaco Alfredo Celeste in questa nota che ricevo e pubblico commenta in questo modo il verdetto. Il previsto esito infausto della sentenza della corte d’appello di Milano sull’area feste (suddivisa in ambiti “A – B – C” e cioè tendone, attrezzature sportive e verde, struttura coperta) è arrivato: condanna! Questa area era utilizzata per manifestazioni della comunità e altro fino all’ottobre. 2013, con i collaudi regolari per legge eseguiti nel gennaio 2013, che dichiaravano i lavori dell’opera a regola d’arte e idonei agli usi pubblici. Causa l’ignobile e ingiustificato scioglimento del comune, si sono presentati i commissari prefettizi che, lautamente retribuiti, l’hanno usata per alcune manifestazioni (vedi Pro loco) ma nell’aprile 2014, per mettere in cattiva luce l’amministrazione Celeste, colpevole di aver lasciato un comune florido e attivo, hanno pensato di contestare i collaudi precedenti con una causa legale pretestuosa, considerata perdente dai loro stessi consulenti avvocati, gettando di fatto l’intera struttura alle erbacce e ortiche.
Con le elezioni del 15 novembre del 2015 e con l’insediamento della “mirabolante” giunta pentastellata, si pensava che si mettesse fine allo sciupio delle risorse pubbliche. Ma anche qui, all’insegna dello slogan “le amministrazioni precedenti sono brutte e in particolare quella di Celeste”, i nuovi amministratori sono andati a testa bassa verso il primo grado di giudizio, ricavandone una sconfitta sonora e una condanna esemplare: pagamento di euro 626.332,55 comprensiva di spese legale di soccombenza e interessi ancora in essere (ambito “B” euro 177.006.40 + ambito “A-C” euro 449.326,15 = totale euro 626.332,55). Nel frattempo hanno anche interdetto arbitrariamente, con una costosissima recinzione, Il semplice calpestio pubblico della superficie, solo per evidenziare in maniera più grossolana le “magagne” presunte della vecchia amministrazione… Nemmeno gli improvvidi commissari avevano osato questo. Pensavate che dopo questa disfatta la giunta Cipriani e company, ragionevolmente, si fermasse e decidesse il cessate le ostilità per non compromettere ulteriormente le casse comunali? Pia illusione. Pur in presenza di un parere dell’ottimo avvocato Lezzi, loro difensore, che concludeva… “alla luce delle considerazioni che precedono, non può pertanto escludersi aprioristicamente che la Corte d’appello di Milano decida la presente controversia già in sede di filtro di inammissibilità, con il rischio di una condanna alle spese superiore a quella già impartita dal Tribunale di Milano nella sentenza impugnata” ricorrevano imperterriti in appello (tanto paga Pantalone). Sordi alla ragione e utilizzando le tasche di noi cittadini, facendo fare anche una cattiva figura all’avvocato, (che si consolava comunque con una parcella di euro 27.654,60) la Corte d’appello di Milano, con sentenza n. 1396/2020 pubblicata il 09/06/2020, non solo ha ribadito la condanna di primo grado, ma ha ulteriormente aggravato le casse di comunali di ulteriori euro 204.109,79, accogliendo paradossalmente le richieste ulteriori della ditta che, invece secondo gli scienziati comunali, sarebbe dovuta soccombere. Sapete quanto ci è costato questo “giochino” con il denaro pubblico per un risentimento politico? Totale sentenza 1° grado e 2° grado da pagare: euro 830.442.34 (incredibile; 626.332,55 + 204.109.79), suscettibile, ahimè, di futuri aumenti per maggiorazione di interessi legali. Si poteva evitare questo “bagno di sangue” se i “brillantoni pentastellati” avessero deciso di aderire alle transazioni proposte loro dalle controparti e cioè pagare solo 107.404,20 per l’ambito “B” e euro 226.491,00 per l’ambito “A-C” (totale 333.895,20) mettendo tutti d’accordo, con un risparmio per noi di euro 496.547,14, ( esito sentenze 1 e 2 grado: 830.442,34 meno le transazioni complessive proposte 333.895,20). Questa smisurata cifra rappresenta un gravissimo danno erariale, unito alle lesioni strutturali non ancora quantificabili del complesso, abbandonato a se stesso da sei anni. Per questo, in questi giorni, mi accingerò a segnalare alla Corte dei Conti, in prosecuzione di altro mio esposto precedente, i responsabili di questo abominio per far addebitare alle loro tasche la loro fallimentare gestione dei nostri soldi, che potevano essere destinati a far uscire Sedriano dal suo attuale grave degrado. Non vi sono altri puerili stratagemmi a cui aggrapparsi: è ora di riaprire l’area feste che appartiene solo ed esclusivamente ai sedrianesi,

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