Il poeta cornaredese Gianfranco Brusasca, in un momento così drammatico che stiamo vivendo per l’imperversare dell’epidemia, ha sentito forte il bisogno, anche come atto di liberazione spirituale, di prendere posizione sui limiti dell’uomo. Sono giorni “funebri” che si trascorrono su questo pianeta, sono giorni in cui i pericoli incombono e aumentano in ordine alla nostra attuale e futura sopravvivenza. Questa mattina, 2 maggio 2020 -spiega Brusasca- mi sono svegliato e ho pensato ad Edward Munch, norvegese nato a Løten il 12 dicembre 1863 e che ci lasciò a Oslo il 23 gennaio del 1944, mentre imperversava l’orribile Seconda Guerra Mondiale… Ma tutto questo mi sembra di averlo già vissuto e detto da qualche altra parte, forse mentre camminavo lungo un sentiero di un bosco oscuro e magico, aberrante e degenerato. Munch è stato un grande pittore norvegese, precursore dell’arte espressionistica dell’Europa nordica.
Dal “Diario di Munch” leggiamo, ora, alcuni passi che descrivono una sua passeggiata che lo ispirò, nel 1885, all’età di 22 anni, a dipingere il suo “Urlo” pittorico, il più famoso al mondo: ”Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare ed io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la Natura“. Ora e qui, 2 di maggio 2020, ”il mio urlo”, quello di oggi, che si ripropone da quello già precedentemente “gridato” nel 2015, si ritrova ancora nelle “ore infuocate” dell’urlo infinito, disperato ed universale di “ieri” di Munch. Ore che sono vissute, oggi, come una sorta di richiamo ideale a quelle “ore gridate di ieri di Munch” dove i sentimenti e la ragione, di fronte al caos ed alla falsità dei rapporti umani, tentano di fare luce tra il sogno e la non felice realtà. Il pensiero è rivolto a quei valori che, non possono non essere considerati “figli” di quello primario e fondamentale quale è la “Libertà – Vita” e che sono quelli di cui sentiamo estrema necessità, non ammettendo manipolazioni, quali l’identità, l’uguaglianza equa, il lavoro e la serenità-felicità. Valori assoluti ed universali che non si possono pensare attribuibili esclusivamente ad alcuni senza tenere conto degli altri.
“Nel tempo di coronavirus COVID 19”
(Gianfranco Brusasca – Poesia disperata)
Sogno una nuova Europa
Sogno una nuova Europa,
per non essere terrificato,
sepolto
in una tomba senza suoni,
ammantato
dal silenzio triste dei perdenti.
Sogno una nuova Europa,
non di umidi pidocchi
e di cuori morenti
desolanti e spenti
consumato
da un oscuro verme
in una stanza chiusa
senza finestre.
Sogno una nuova Europa,
per toccarmi il cuore,
dalle fronde dei viventi,
per addentare la morte
che schiumosa si protende.
Sogno una nuova Europa,
dove l’economia
si sposi con la poesia
abbracciato
alla musica di Mozart,Vivaldi,
Beethoven, Bach e Chopin
e gridare l’urlo insistente
alla mia terra silente,
per non morire lentamente
della fredda luce e nera
di angosce sanguenti
disumane e brute.
per non essere terrificato,
sepolto
in una tomba senza suoni,
ammantato
dal silenzio triste dei perdenti.
Sogno una nuova Europa,
non di umidi pidocchi
e di cuori morenti
desolanti e spenti
consumato
da un oscuro verme
in una stanza chiusa
senza finestre.
Sogno una nuova Europa,
per toccarmi il cuore,
dalle fronde dei viventi,
per addentare la morte
che schiumosa si protende.
Sogno una nuova Europa,
dove l’economia
si sposi con la poesia
abbracciato
alla musica di Mozart,Vivaldi,
Beethoven, Bach e Chopin
e gridare l’urlo insistente
alla mia terra silente,
per non morire lentamente
della fredda luce e nera
di angosce sanguenti
disumane e brute.