La Lista civica ha da ridire sulla gestione del verde pubblico e degli orti comunali alla luce del decreto 10 marzo 2020 del Ministero dell’Ambiente. Infatti Ernesto Galli (Lista civica), trovando che la gestione del verde pubblico lasci a desiderare e per di più non risultando, a suo parere, in linea con il decreto in questione che stabilisce i “criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde“, esprime forte perplessità. E in questa nota che pubblico evidenzia criticità nel modus operandi comunale in merito alla progettazione di nuova aree verde, alla riqualificazione di aree esistenti e alla gestione/manutenzione del verde pubblico. Il documento, sostiene che “per garantire l’approccio strategico di medio-lungo periodo, è essenziale che le amministrazioni comunali, siano in possesso e applichino concretamente strumenti di gestione del verde pubblico come il censimento del verde, il piano del verde, il regolamento del verde pubblico e il bilancio arboreo che rappresentano la base per una corretta gestione sostenibile del verde urbano”.
Vanno evitati interventi “qualitativamente scarsi e dannosi che compromettono lo stato di salute delle piante con conseguente aggravio di costi per la comunità. Va sottolineato che una corretta manutenzione e gestione, oltre a migliorare la qualità del verde, riduce la necessità di interventi di emergenza e previene possibili eventi pericolosi per le persone e le cose. A tal fine appare opportuno prevedere requisiti minimi di competenza posseduti dal personale che svolge il servizio e di formazione continuativa degli operatori che garantisca la qualità del servizio nel tempo.“ Le realizzazioni e le riqualificazioni di aree esistenti devono “considerare come fattore prioritario il loro inserimento nel sistema del verde urbano esistente, allo scopo di costituire un elemento integrato della rete di spazi verdi e integrarsi nell’infrastruttura verde urbana”. Per quanto riguarda il rispetto della fauna “le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area.” Si specifica inoltre che “gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo in casi strettamente necessari. In particolare, evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione. Il decreto parla anche dell’importanza della educazione ambientale come elemento essenziale per aumentare la sensibilità delle comunità verso la tutela del patrimonio arboreo e ambientale. Il documento obbliga all’utilizzazione di “specie vegetali appartenenti alla flora italiana, coerenti con le caratteristiche ecologiche del sito d’impianto, di stato e qualità tali da garantirne l’attecchimento e la sopravvivenza, coltivate con tecniche di difesa fitosanitaria integrata e con impianti d’irrigazione dotati di sistemi atti a ridurre i consumi idrici; prodotti fertilizzanti contenenti sostanze naturali e ammendanti compostati misti o verdi conformi al decreto legislativo n. 75/2010; impianti di irrigazione a ridotto consumo idrico.“ In questo decreto per la prima volta si vieta la capitozzatura, cimatura e potatura drastica degli alberi quale pratica deleteria e pericolosa soprattutto per la sicurezza pubblica e perché rovina irrimediabilmente il patrimonio arboreo. Sicuramente diversi aspetti del decreto possono essere integrati, ma comunque è già qualcosa su cui muoversi. E’ una nuova speranza nella lotta a chi distrugge il patrimonio verde e nella sensibilizzazione verso le pubbliche amministrazioni.