L’amministrazione comunale a dispetto dei pronostici è intervenuta sulla sentenza sull’area feste che l’ha vista soccombere anche in appello. E, pur dichiarando di onorare la sentenza, dà la colpa a (presunte) omissioni al capo dell’ufficio tecnico di allora. Ma è così? Ecco la sua posizione. L’ingegner Munari fu incaricato, nel marzo del 2010 – Amministrazione Celeste – di svolgere il ruolo di progettista, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza, nell’ambito dell’appalto conosciuto come “Area Feste“. La sua parcella era stata parzialmente onorata, e la sua richiesta legale era finalizzata ad ottenere la parte delle competenze non ancora saldate. Il 21 gennaio 2020, la Corte di Appello di Milano ha accolto la richiesta formulata dall’ingegner Angelo Munari. Premesso tutto ciò, è fondamentale evidenziare che il Comune di Sedriano aveva contestato giudizialmente il credito preteso dall’ingegner Munari, e questo perché sussistevano vizi e difetti accertarti sull’opera realizzata.
Gli stessi commissari prima e questa amministrazione poi, ritenevano a ragione, che i vizi/difetti accertarti fossero ascrivibili alla carente attività di vigilanza e controllo, per legge affidata al direttore dei lavori, quindi lo stesso ingegner Munari; oltre che alla ditta esecutrice, Coruzzi Costruzioni Srl, con la quale è ancora in essere un contenzioso. A conclusione del predetto giudizio, la Corte di Appello di Milano ha accolto la richiesta del professionista, segnalando la sussistenza di accertate difformità fra il progetto approvato e l’opera eseguita difformità tali da determinare un collaudo negativo (architetto Massetti – 16.12.2013). Il responsabile unico del procedimento – Architetto Quartieri – all’epoca nominato dall’amministrazione Celeste, non ha mai contestato all’ingegner Munari i potenziali inadempimenti. Quanto sopra esposto ha, di fatto, determinato il risultato odierno, perché le omissioni hanno reso vane le azioni successive. Il Comune di Sedriano, pur rispettando l’operato della magistratura, nell’evidenziare che onorerà quanto deliberato dalla Corte di Appello di Milano, è costretto a prendere atto del fatto che la collettività è stata privata della possibilità di usufruire appieno di un’opera pubblica, e ciò senza che a oggi siano stati individuati giudizialmente i responsabili degli ingenti disagi cagionati ai cittadini e all’amministrazione.