Si può arrivare in consiglio comunale con un progetto che fa acqua da tutte le parti e perdipiù a meno di due mesi dalle elezioni per rinnovare l’amministrazione civica e con le opposizioni pronte a sfruttare il minimo infortunio? No, neppure la mente più perfida e fantasiosa avrebbe mai potuto immaginare un così grossolano autogoal. Invece, a conferma che la realtà supera l’immaginazione, è successo. La prova, ammesso che fosse necessario, che non ci si può inventare amministratori quando in tutta la vita precedente si è fatto altro. I cosiddetti tecnici non solo non risolvono alcun problema, ma potendo li aggravano. Certo è che il ritiro del punto sulla residenza sanitaria assistenziale (casa anziani) nel corso dell’ultimo consiglio comunale per manifeste incongruenze è quanto di peggio che si potesse mandare in scena a fine mandato.
Riesce davvero difficile comprendere come mai l’assessore Corrado D’Urbano, che ha peraltro impiegato la bellezza di un’intera legislatura per definire l’operazione, e con lui gli uffici comunali competenti, che pure dovrebbero essere attenti ed efficienti, abbiano potuto dare l’Ok a iscrivere all’ordine del giorno un progetto così incongruente. Sì, perché da quanto è emerso nel dibattito c’era evidente incoerenza tra piano finanziario e convenzione con la conseguenza che nel caso di fallimento del proponente le banche avrebbero potuto acquisire il terreno di proprietà comunale e perdipiù con il rischio che la futura amministrazione si ritrovasse alle prese con richieste di risarcimento nell’eventualità che non condividesse il progetto. Eppure un progetto così abborracciato è stato posto in approvazione. Il guaio è che i responsabili del pasticcio non abbiano sentito l’esigenza di scusarsi con la comunità per il ritardo a cui l’hanno condannata con la loro inefficienza. Il risultato è che il candidato sindaco del centro-destra Dario Ceniti ha subito preso le distanze e i suoi avversari non si sono lasciati scappare l’assist.
Riesce davvero difficile comprendere come mai l’assessore Corrado D’Urbano, che ha peraltro impiegato la bellezza di un’intera legislatura per definire l’operazione, e con lui gli uffici comunali competenti, che pure dovrebbero essere attenti ed efficienti, abbiano potuto dare l’Ok a iscrivere all’ordine del giorno un progetto così incongruente. Sì, perché da quanto è emerso nel dibattito c’era evidente incoerenza tra piano finanziario e convenzione con la conseguenza che nel caso di fallimento del proponente le banche avrebbero potuto acquisire il terreno di proprietà comunale e perdipiù con il rischio che la futura amministrazione si ritrovasse alle prese con richieste di risarcimento nell’eventualità che non condividesse il progetto. Eppure un progetto così abborracciato è stato posto in approvazione. Il guaio è che i responsabili del pasticcio non abbiano sentito l’esigenza di scusarsi con la comunità per il ritardo a cui l’hanno condannata con la loro inefficienza. Il risultato è che il candidato sindaco del centro-destra Dario Ceniti ha subito preso le distanze e i suoi avversari non si sono lasciati scappare l’assist.